LA QUOTAZIONE

Inwit dà il via all’ipo: “Faremo la più grande tower company italiana”

Parte la quotazione della società: si punta alla leadership nazionale. L’Ad Oscar Cicchetti: “Impiegheremo in modo più efficiente i capitali”

Pubblicato il 08 Giu 2015

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Creare la più grande tower company italiana e trasformare le torri in un core business. Sono questi due degli obiettivi chiave che hanno spinto Telecom Italia a dare vita, lo scorso gennaio, a Inwit – il veicolo creato a hoc per realizzare e gestire le cosiddette “infrastrutture passive” per le telecomunicazioni (torri, tralicci e pali) – e che ora l’hanno convinta a lanciare una Ipo per la quotazione della società. In realtà, però, come ha spiegato lo stesso amministratore delegato di Telecom Marco Patuano, l’approdo in Borsa permetterà di liberare una quota importante di risorse. L’obiettivo? Usarle “per il piano industriale che ci vede impegnati nello sviluppo della banda ultralarga fissa e mobile, per accelerare gli investimenti e dare ulteriore credibilità al piano per la banda larga”, ha precisato Patuano.

Dall’8 al 17 giugno con un roadshow che toccherà Milano, Londra, New York e Boston, l’Offerta pubblica d’acquisto porterà alla quotazione del 40% del capitale (36,3% del capitale sociale, più l’eventuale esercizio della greenshoe). Si tratta di 218 milioni di azioni e, con l’intervallo di prezzo fissato tra un minimo di 3,25 e un massimo di 3,9 euro per azione, la valorizzazione complessiva di Inwit dovrebbe essere compresa in una forchetta fra 1,95 e 2,34 miliardi di euro.
Durante la presentazione dell’Ipo Telecom ha spiegato che l’offerta riguarda solo azioni poste in vendita da Telecom e non genererà quindi proventi per Inwit. Nel prospetto informativo questa scelta è motivata dalla volontà di quotare la società per darle una “maggior visibilità sul mercato di riferimento”. Ma, come ha spiegato anche lo stesso amministratore delegato di Inwit, Oscar Cicchetti, la quotazione potrebbe essere utile anche per impiegare in modo più efficiente i capitali.

L’obiettivo è, anche, avere un operatore specializzato che si occupi di gestire le infrastrutture, e possibilmente non per un solo operatore. Perché, ha precisato Cicchetti, “ormai in Italia si sta affermando il modello delle compagnie di torri indipendenti”.
Con la quotazione di Inwit “puntiamo a creare la più grande società di torri nel panorama nazionale” con l’obiettivo “di renderla protagonista nel futuro processo di consolidamento del settore, che siamo convinti ci sarà”, ha detto Patuano. Per questa ragione Telecom ha voluto che Inwit fosse molto leggera dal punto di vista della struttura finanziaria, cioè con pochi debiti.

Con la creazione prima e la quotazione ora di Inwit, il focus – ha precisato Telecom – resta sempre quello delle torri di telecomunicazione, anche se al momento non è escluso l’opprtunità di guardare anche al broadcasting. Intanto c’è da lavorare per il futuro della connettività mobile che è legata alle reti di nuova generazione (5G), all’Internet of Things e all’allocazione di nuove radiofrequenze dove poter far confluire il traffico dati del futuro in continuo aumento.
Inwit, che gestisce 11.500 torri (circa il 27% del siti italiani) sta già rinegoziando i contratti d’affitto per i siti non di proprietà (quasi tutti): l’obiettivo è portare più di 2.500 nuovi contratti con altri operatori e iniziare a lavorare alle reti del futuro, a partire dalle small cells e le reti capillari (capaci di sostenere l’Internet of Things) e fino ai servizi di pubblica sicurezza da studiare e sviluppare in accordo con gli operatori.

Intanto come conseguenza dell’Ipo, Patuano ha detto che “Telecom Italia è disposta a scendere anche sotto il 50%” del capitale purchè si mantenga però “un ruolo nel cda e nella governance”. Un modo per aprire alla concorrenza ma, al tempo stesso, tenere un piede saldamente ancorato al business del futuro.

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