L’Open Internet Order della Fcc “avvicina il quadro normativo e regolatorio Usa a quello Europeo. Applicare anche in Europa i principi base dell’Open Internet Order ispirato da Obama e tracciare linee strategiche di governo del traffico Internet analoghe a quelle Usa costituisce una grande occasione per costruire una Internet unitaria, aperta e inclusiva e non disegnata all’interno di effimeri confini continentali”.
E’ la conclusione a cui giunge il lavoro della commissione di saggi istituita dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli sulla Net neutrality (qui il testo completo), alla vigilia del consiglio europeo sulle Tlc che si terrà domani. Proprio in quella sede Giacomelli illustrerà agli altri Stati membri la proposta italiana per sbloccare l’attuale situazione di stallo, che prenderà le mosse proprio dal risultato dei lavori della Commissione. “Il Governo – afferma Giacomelli commentando i risultati del lavoro della commissione in un testo in esclusiva a CorCom per l’Italia e a Europolitics in inglese e francese – pur sapendo delle differenze di impianto giuridico tra il sistema europeo e quello statunitense, ritiene il documento della Fcc un punto di equilibrio molto avanzato da proporre come contributo utile alla discussione sulla Net neutrality in Europa, anche per sbloccare l’evidente impasse politica”.
Alla redazione del documento finale hanno partecipato, a titolo gratuito, Lucia Annunziata, direttore dell’Huffington Post Italia, Fabio Bassan (Università di Roma Tre), Angelo Cardani (presidente Agcom), Paolo Coppola (consulente per l’Agenda digitale del Ministero della Pubblica amministrazione), Maurizio Dècina (Politecnico di Milano), Juan Carlos De Martin (Politecnico di Torino, Nexa Center), Alberto Gambino (Università Europea di Roma, presidente Accademia italiana del Codice di Internet), Joy Marino (presidente Mix) Oreste Pollicino (Università Bocconi), Augusto Preta, IT Media Consulting, Stefano Quintarelli (presidente del Comitato di indirizzo di Agid), Massimo Russo (direttore di Wired, ora alla Stampa), Antonio Sassano (Università La Sapienza di Roma), Guido Scorza (avvocato, presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione), Rino Sica (Università di Salerno), Giorgio Ventre (Università Federico II di Napoli). L’obiettivo del documento è stato quello di analizzare le decisioni della Fcc e valutare se – e in quale misura – le regole di gestione del traffico Internet descritte dalla Federal Communication commission possano essere la base di analoghe misure sulla Net Neutrality da adottarsi in Europa.
“La decisione Fcc – recitano le conclusioni del report del gruppo di lavoro – garantisce regole di Net Neutrality chiare e vincolanti all’interno della rete ‘best effort’”. Questo grazie a poche chiare regole: il “no blocking”, che rende la rete accessibile a tutti nella sua interezza, il “no throttling” che impedisce che “gatekeeper” non benevoli limitino il traffico tra specifici utenti e di specifiche applicazioni, e che consentono esclusivamente al cittadino-utente (e lo impediscono ad un terzo) di pagare per modificare la priorità dei pacchetti a lui destinati, nel cosiddetto “no third party paid prioritization”. “Insomma, le ‘bright line rules’ – recita il documento – garantiscono che nella rete di ogni Isp, indipendentemente dalla sua dimensione e dal numero di utenti che serve, siano rispettati tutti i principi fondamentali della Net Neutrality”.
“L’Italia, grazie alla ricchezza e alla varietà del proprio patrimonio storico e culturale può dare un contributo essenziale e originale al dibattito europeo sulla net neutrality e sulle forme in cui, principi condivisibili come quelli dell’americana Federal Communications Commission (FCC), dovranno essere adattati al quadro regolamentare continentale – sottolinea Alberto Gambino, Presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet (IAIC) -Le conclusioni alle quali è giunto il gruppo di lavoro – sottolinea Gambino, apprezzando il metodo seguito – sono tanto più significative in quanto sono il frutto di un confronto interdisciplinare, tra competenze, sensibilità e punti di vista diversi. Ne è risultato un approccio innovativo al tema della net neutrality, nel quale – prosegue Gambino – la riflessione non si limita agli aspetti tecnologici, sicuramente essenziali, ma si allarga ai contenuti in rete, contenuti ai quali va garantito un accesso a condizioni paritarie e non discriminatorie a tutti i cittadini che, attraverso Internet, esercitano libertà costituzionalmente tutelate, in linea con il disegno di legge costituzionale 1561 in discussione al Senato”.
Ma le nuove regole stabilite dalla Fcc hanno secondo la commissione anche il pregio di non fermarsi a osservare e regolare la reet per come è oggi, portando lo sguardo verso il futuro: “Le regole della Fcc – si legge nello studio – garantiscono anche la nascita e lo sviluppo di reti diverse da quelle che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi. Reti basate su grandi data-center, che utilizzano server cache distribuiti ai bordi e all’interno delle reti degli Isp, nei luoghi dell’interconnessione, per gestire in modo ottimizzato le crescenti richieste di dati (soprattutto video) da parti degli utenti. Insomma un ‘cloud intelligente’ destinato a garantire un’elevata Quality of Experience all’utente e a sommare la sua efficienza a quella, indispensabile, di nuove reti di accesso in fibra ottica”.
Secondo la scelta della Federal Communication Commission, inoltre, le modalità e la quantificazione economica dell’interconnessione di queste reti con le reti “best effort” non vegnoo stabilite ax ante, ma vengono lasciate alla libera contrattazione tra Isp e fornitori di contenuti e servizi: “Lo schema permesso dalle regole Fcc è quello di un mercato a due versanti – spiegano gli esperti – nel quale l’ISP viene remunerato sia dall’utente che dall’OTT e dunque riceve da entrambi questi player le risorse necessarie per sviluppare le proprie reti”.
A questo punto arriva però il monito della commissione: “E’ necessario evitare – scrivono gli studiosi – che la posizione di Isp e Ott si trasformi da quella di intermediari in quella di ‘gatekeeper’. Per questo motivo l’interoperabilità di apparati, servizi e applicazioni e una più rigorosa ed efficace applicazione delle regole antitrust in relazione alla distribuzione di App e ai servizi di indicizzazione, ad esempio sulle intese restrittive della concorrenza e abusi di posizioni dominanti, divengono obiettivi da perseguire in parallelo allo sviluppo delle reti di nuova generazione”.