Il digitale è una prospettiva trasversale a qualsiasi settore d’impresa. Per questo, sia i futuri manager che i futuri artigiani dovranno avere competenze tecnologiche sempre più avanzate per competere e rendere virtuoso il tessuto imprenditoriale italiano ed europeo. Questo, in sintesi, il tema dell’intervento di Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, l’associazione confindustriale che raccoglie le imprese dell’Ict e dell’elettronica di consumo alla due giorni (10 e 11 giugno) organizzata da Medef (l’omologo francese di Confindustria) dal titolo “L’université du Numerique” presso la sede parigina dell’associazione. Tra i partecipanti, anche il Segretario di Stato francese per il digitale, Axelle Lemaire. Tema principale dell’intervento di Radaelli, l’11 giugno, sono state le competenze digitali nel mondo del lavoro.
“Oggi – dichiara il presidente di Anitec – sono richiesti profili sempre più orientati alle competenze digitali. A livello europeo, le professioni Ict sono date in crescita del 27% e si riscontra una necessità di figure sempre più specifiche: dal data scientist al chief technology officer, dal web analist al web e-commerce manager, dallo sviluppatore mobile ai big data architect, figura quest’ultima che anche in Italia si presenta in forte espansione con un trend di crescita del +25% già nel 2014″.
Un settore d’impresa trainante per l’economia italiana e che proprio dall’innovazione digitale può trarre grande beneficio è il turismo. “Secondo i dati dell‘Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano – dichiara Radaelli – il 91% di chi ha un accesso a internet ha prenotato online almeno un prodotto o un servizio turistico nell’ultimo anno e utilizza i motori di ricerca come fonte principale per pianificare una vacanza, il 42% utilizza smartphone o tablet per pianificare, prenotare e informarsi e il 68% cerca sul web prima di decidere luogo modalità del suo viaggio. È evidente che per le Pmi turistiche investire in professionalità ad alte competenze digitali è davvero strategico. E questo vale anche per altri settori d’impresa”.
Oltre alla tipologia di competenze richieste, secondo Radaelli è cambiata anche le modalità di ricerca e di selezione dei candidati: aziende e lavoratori si affidano sempre di più ai social network: “i candidati tendono ad esprimere le proprie abilità e competenze in modo più creativo rispetto al passato, non solo attraverso la presentazione del proprio curriculum ma sfruttando l’online per promuoverle. Aumenta, quindi, sempre di più l’importanza del personal branding”.
Per quanto riguarda il sistema formativo, va rilevata una differenza sostanziale fra grandi imprese, come le multinazionali, e piccole e medie imprese: “da sempre le multinazionali, soprattutto quelle del settore Ict, investono molto nella in una formazione in grado di motivare dirigenti e dipendenti, punto su cui invece molte Pmi devono ancora fare parecchia strada”.
Quanto all’Italia, “nonostante l’elevata domanda di competenze digitali nel mondo del lavoro – illustra Radaelli – si registra la percentuale più bassa su scala Ue di giovani occupati nel settore digitale: il 12% contro il 16% della media europea”. Secondo la Commissione Europea, anche in Europa il divario tra il numero di posti di lavoro offerti e il numero di persone con le giuste competenze digitali cresce del 3% ogni anno.
Il tema dello sviluppo delle competenze digitali nella scuola e nella formazione professionale è al centro della campagna europea eSkills for Jobs 2015-2016, della quale Anitec è il coordinatore nazionale.
“Anche a fronte di questa campagna, che portiamo avanti con orgoglio e convinzione – conclude Radaelli – sta crescendo la sensibilità dei cittadini e delle Istituzioni verso l’importanza di questi temi”.