La miscela di cloud e Internet of things, tra soluzioni avanzate di automazione per il mondo industriale e prodotti consumer costantemente connessi, è ciò che sta imprimendo una sempre maggiore accelerazione alla digital disruption. Il fenomeno che ha travolto l’economia globale negli ultimi anni e che ha portato al rapido successo aziende come Reply, che dell’innovazione e della capacità di integrazione di piattaforme, hardware e software ha fatto una proposizione in grado di portare valore a multinazionali delle più svariate industry, è difficile da controllare, e presuppone una continua capacità di adattamento oltre che un’estrema flessibilità dei modelli di business. Tracciare una rotta però è necessario, ed è quel che ha fatto oggi il gruppo torinese in occasione del Reply Xchange 2015, evento organizzato a Milano e dedicato a partner e clienti, in cui la società guidata da Tatiana (CEO) e Filippo (CTO) Rizzante ha stilato il bilancio delle attività degli ultimi mesi, ipotizzando anche una linea di sviluppo per i prossimi anni.
Dalle soluzioni smart per la sicurezza domestica alle rilevazioni biometriche in ambito fitness, senza dimenticare i sistemi di connessione per le driveless cars, la piattaforma per i digital payments e i progetti votati alla multicanalità in chiave retail e al gaming, il portafoglio di Reply è sempre più vasto, e la roadmap dell’espansione all’estero tra Europa e America (dove sono state aperte startup negli States e in Brasile) non conosce soluzioni di continuità. “Abbiamo ottenuto ottimi risultati in Uk e in Germania, e ora prendono il via le attività in Francia e Romania”, ha confermato Tatiana Rizzante. “Stiamo crescendo a doppia cifra anno su anno, con un balzo del 12,9% nel 2014, esercizio in cui abbiamo fatturato 632 milioni di euro. “Il primo trimestre del 2015 mantiene il trend, con revenue per 169 milioni. Attualmente il gruppo conta 4770 collaboratori, un boom rispetto ai circa 1200 del 2005.
“La trasformazione continua a cambiare nel tempo, e rappresenta un terreno di battaglia per ogni industry”, ha spiegato la manager. “Internet stessa sta cambiando, passando da modelli tradizionali dominati dagli operatori Tlc a reti proprietarie creati da colossi come Amazon, Google e Microsoft. In questo contesto l’Europa rappresenta una delle opportunità più grandi per chi fa innovazione perché è costituita da mercati leggermente in ritardo rispetto ad altri Paesi sui temi digitali. Se prendiamo in considerazione l’e-commerce, per esempio, circa il 60% dei consumatori europei fa acquisti on line, ma solo il 14% delle Pmi ha attivato canali di vendita su Internet. Anche il settore manifatturiero ha enormi potenzialità: con un opportuno processo di digitalizzazione può crescere dal 15 al 30% entro il 2030”.
Un futuro che comunque lo si voglia immaginare sarà sempre più all’insegna dell’instabilità, e che dovrà essere affrontato sfruttando l’intelligenza delle macchine, la loro capacità di apprendere per evolvere e adattarsi ai contesti in continua metamorfosi. Per Filippo Rizzante sarà quindi l’intelligenza artificiale la chiave di volta del sistema generato da cloud e Internet of things. “Nel 2024 il mercato globale delle smart machine raggiungerà il valore di 11,1 miliardi di dollari, e già oggi nella Silicon Valley si cercano più esperti di intelligenza artificiale che data scientist”, ha confermato il CTO di Reply. “Ai giorni nostri la base di conoscenza delle macchine è praticamente la stessa del genere umano: le macchine inoltre possono autocorreggersi attraverso l’enorme quantità di dati presenti in Rete e algoritmi sempre più precisi e sofisticati. Sono questi gli asset del futuro, e non a caso si stanno già sviluppando marketplace come Algoritmia, dove è possibile scambiare questi valori”.
Ma nessuno pensi a scenari apocalittici in cui le macchine prenderanno il sopravvento. L’intelligenza ipotizzata da Rizzante si riferisce alla capacità degli oggetti di interagire con altri oggetti e con il contesto in cui sono inseriti, tutti innervati da sensori e trasmettitori in grado di creare un ecosistema in cui automobili, piuttosto che macchinari industriali, droni o piccoli elettrodomestici possano riconoscersi e riconoscere l’uomo per migliorarne la qualità della vita.