Sono state impiantate all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna le prime protesi ossee stampate in 3D, i primi impianti di questo tipo nel nostro paese (c’è un solo caso analogo in letteratura medica nel febbraio 2014 in Inghilterra). Dunque il capoluogo emiliano si conferma tra le città all’avanguardia, in Italia, nell’ambito delle nuove tecnologie applicate alla sanità. Ad aprile il centro protesi Inail di Budrio (Bologna) e l’istituto italiano di tecnologia hanno completato il primo prototipo di mano artificiale antropomorfa poliarticolata e polifunzionale. Con un costo competitivo e ad avanzato contenuto tecnologico il dispositivo, realizzato con la stampa in 3D, sarà disponibile dal 2017.
Al Rizzoli le protesi ossee sono state progettate “su misura” per cinque ragazzi, età media 25 anni, con le ossa del bacino compromesse a causa di un tumore o dal fallimento di una protesi precedente; avversità differenti ma in grado di compromettere la futura deambulazione. Proprio in questo senso il chirurgo ortopedico Davide Donati, direttore dell’oncologia ortopedica del Rizzoli – che ha eseguito gli interventi con il suo staff – spiega che “il grande vantaggio è la ricostruzione nel modo più appropriato possibile dal punto di vista anatomico dei rapporti tra femore e bacino”. Dal punto di vista tecnico, la progettazione della protesi su misura (“custom made”) si basa sui dati del singolo paziente, ricavati con tac e risonanza, partendo dai quali viene realizzato un bacino virtuale e in esso identificato il “pezzo” di osso che va sostituito; quindi viene stampato come se fosse il pezzo mancante di una sorta di puzzle tridimensionale, affinché “si incastri” esattamente dove i chirurghi asportano la parte di osso malata.
La realizzazione tramite stampa 3D di dispositivi su misura fatti di sostanze biologiche costituisce un ulteriore ambito di ricerca sul quale il Rizzoli si sta concentrando. I risultati verranno illustrati alla “foundation conference” per la nascita dell’Italian digital biomanufacturing network, in programma il 19 giugno proprio al Rizzoli, che vedrà la presenza di Nicola Bizzotto, ortopedico dell’università di Verona e copresidente della conferenza. “Si tratta di una rete dedicata che nasce con l’obiettivo di collegare a livello nazionale gli sperimentatori che hanno raggiunto i risultati più avanzati nell’applicazione della nuova tecnologia in diversi ambiti”, spiega Bizzotto. “Un progetto con un rimando tangibile – prosegue –, sia ai migliori risultati di cura che può garantire, sia allo sviluppo, anche economico, che rappresenta in termini di innovazione tecnologica”. Dichiarazioni condivise da Pier Maria Fornasari, direttore della banca del tessuto muscolo-scheletrico del Rizzoli: “Per il nostro istituto la stampa 3D rappresenta una strada di massimo interesse”.