Per essere un matrimonio tra operatori che inseguono non si può certo dire che proceda a passo spedito. La fusione dell’anno nelle telecomunicazioni italiane tra la russa Wind e la cinese 3 continua ad andare avanti accompagnata da indiscrezioni di varia natura. Inizialmente il merger pareva non dovesse essere tra eguali, perché a fusione completata il 51% delle azioni della nuova società sarebbero state possedute da Hutchison Whampoa, cioè i proprietari di 3 Italia, e le restanti quote dai russi di Vimpelcom, i padroni di Wind.
L’elevato livello di indebitamento di Wind favoriva questa opzione. La società guidata da Maximo Ibarra, infatti, sconta una forte posizione debitoria nei confronti delle banche che era pari a 10,6 miliardi di euro a fine dicembre, poi ridotti a 9,9 miliardi a fine marzo.
Un indebitamento più che doppio rispetto al fatturato annuo di Wind pari a 4,6 miliardi. Debiti minimi, invece, per il gruppo del magnate cinese Li Ka-Shing, che controlla 3 Italia attraverso Hutchison Whampoa dal momento che le pesanti perdite pregresse sono state già assorbite dal colosso asiatico. Nonostante il forte debito di Wind, pare che i partner si siano accordati per un matrimonio alla pari.
La fusione sarebbe comunque industrialmente importante per il mercato italiano, perché crea le condizioni per avere delle dinamiche competitive originali in un’industria ormai matura. Post fusione il mercato delle Sim italiane sarà ripartito con quote di mercato nei fatti equivalenti tra tre soli player: Vodafone, Tim e il soggetto nato dalla fusione tra 3 Italia e Wind. Allo stato attuale, infatti, la società del gruppo Telecom Italia vanta il 32,2% di Sim attive, Vodafone il 29,4% Wind il 22,3% e 3 Italia il 10%, mentre il restante 6,1% è ripartito tra diversi operatori virtuali, cioè senza una rete proprietaria.
La fusione tra 3 Italia e Wind presenta, poi, anche un altro vantaggio oltre a quello di razionalizzare la concorrenza. I due operatori sono abbastanza complementari. Nel corso degli anni la società posseduta dal cinese Li Ka-shing ha saputo guadagnare uno spazio di mercato tra i consumatori più sensibili ai servizi a valore aggiunto, mentre Wind si è caratterizzato soprattutto come un carrier low cost e leader in alcuni specifici segmenti del mercato mobile come quello degli extracomunitari. Certo, come tutte le fusioni tra culture ed organizzazioni diverse non sarà sicuramente una cena di gala come sarà tutt’altro che facile la governance con il 50% delle azioni in mano ai cinesi ed il 50% ai russi.
CONSOLIDAMENTO
Wind-3 Italia, i rischi di una fusione alla pari
Merger cruciale per il mercato italiano: crea le condizioni per avere dinamiche competitive originali all’interno di un’industria ormai matura
Pubblicato il 19 Giu 2015
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