Mobile economy da Oscar! Anche l’Italia dà segni di dinamismo. L’ecosistema mobile è in grado, oggi, di muovere numeri importanti: per fine 2015 si ipotizzano circa 40 milioni di smartphone, 10 milioni di tablet e la copertura della banda ultralarga mobile (Lte) per l’80% della popolazione. E le app? Sono più di 3 milioni quelle disponibili sugli application store, pronte a soddisfare anche gli utenti più esigenti. L’utenza dell’ecosistema mobile gioca la sua parte, mettendo sul piatto quasi 18 milioni di navigatori giornalieri, collegati da smartphone e tablet per almeno 100 minuti. Ma non è tutto. Dalla rete cellulare transitano anche le connessioni di 8 milioni di oggetti intelligenti (Internet of Things). Ma la misura della pervasività mobile proviene anche dai 13 milioni di lavoratori in mobilità, pari al 56% della forza lavoro. “In Italia l’ecosistema mobile è ancora più rilevante che negli altri Paesi, per via della limitata penetrazione della banda larga fissa e la bassa diffusione dei pc – dichiara Marta Valsecchi, responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Economy della School of Management del Politecnico di Milano -. I mercati abilitati dall’ecosistema mobile sono così tanti e diversificati da coprire e trasformare la quotidianità di individui e imprese”. L’elenco è davvero lungo: dal mobile content (informazione, gioco online, video e musica) al mobile commerce, dal mobile payment (pagamenti in prossimità o a distanza attraverso il cellulare e transazioni tramite mobile Pos) al mobile enterprise (gestione di scorte e magazzini, cruscotti per l’analisi dei dati, soluzioni per la forza vendita o di assistenza e manutenzione), dal mobile Crm (pubblicità, campagne promozionali e servizi ai clienti) alle Internet of Things (soluzioni basate su oggetti connessi alla rete e applicati in diversi settori: dalla sanità all’agricoltura e ai trasporti, per citarne solo alcuni).
“Nel 2014 la mobile economy nazionale vale 25,7 miliardi di euro – prosegue Valsecchi – con una crescita del 4% rispetto all’anno precedente, frutto, in verità, di un dinamismo ben più articolato. Infatti, mentre i ricavi da servizi tradizionali di telefonia mobile si contraggono del 16%, per l’elevata competizione e aggressività sui prezzi, e le vendite dei device mobili crescono solo del 3%, la connettività dati aumenta del 14%, il mobile commerce del 55% e i mobile content del 18%. Sempre in doppia cifra positiva l’andamento degli investimenti, cresciuti, grazie alle telco, soprattutto nell’ambito delle reti. Le previsioni per il 2017 sono ottimistiche per i consumi, che passeranno da 20 a 30 miliardi di euro (+51%). Significativi i tassi di crescita del mobile commerce e payment, che compensano abbondantemente l’ulteriore contrazione, anche se a ritmi più lenti del biennio 2013-2014, dei servizi tradizionali di telefonia mobile.
Gli investimenti cresceranno del 29% (da 5,6 a 7,1 miliardi di euro), grazie agli incrementi nella spesa per il mobile marketing e per lo sviluppo di soluzioni internet of things e di software per mobile, superiori alla riduzione prevista per le reti mobili, il cui impulso è avvenuto negli anni precedenti. Nel periodo 2014-2017 il peso di consumi e investimenti sul Pil passerà da 1,65% a 2,3%, sottolineando anche per il futuro l’apporto crescente della mobile economy. “In questo scenario – conclude Valsecchi – emerge il paradosso delle telco: dispongono dell’elemento chiave per abilitare la mobile economy – l’infrastruttura – ma continuano a perdere ricavi e margini”. Una tendenza, questa, che accomuna, però, anche Francia e Spagna. Al contrario, la spesa degli utenti mobili in Germania e nel Regno Unito negli ultimi cinque anni è aumentata del 2% circa, mentre gli Stati Uniti raggiungono i 40 miliardi di dollari di ricavi e un incremento, dal 2009 al 2014, pari al 26%.
Quale la cura per le telco? Innanzi tutto, monetizzare la richiesta di banda aggiuntiva proveniente dai consumatori, visto che le ricerche dimostrano che i navigatori 4G consumano più del doppio del traffico rispetto agli utenti 3G. Le strategie dovranno, quindi, concentrarsi sullo sviluppo di nuovi servizi, per far percepire il maggior valore generato, ma anche sulla creazione di nuove alleanze con i content provider, senza trascurare di valorizzare i big data relativi all’utenza e di fornire a imprese e PA servizi e soluzioni Ict, sfruttando la diffusione del paradigma cloud.