Il Decreto Comunicazioni? Potrebbe morire sul nascere. Almeno nella versione che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Nonostante la bollinatura del Mef, il provvedimento secondo quanto risulta a CorCom non arriverà al Consiglio dei ministri di domani né ai prossimi. Perché la squadra di Renzi starebbe lavorando a un testo “bis”: un nuovo decreto sganciato dalla partita dei fondi che invece marcerebbe per conto proprio attraverso una delibera Cipe.
La natura di urgenza tipica del decreto legge non si sposerebbe con i tempi, che rischiano di diventare biblici, delle valutazioni della Commissione europea a cui il provvedimento va per forza di cose notificato. Di fatto si assisterebbe a un paradosso: il decreto, entrerebbe immediatamente in vigore ma rischierebbe in un secondo momento (sei mesi? Un anno? Difficile dirlo) di essere in toto o in parte “bocciato” da Bruxelles con tutte le conseguenze del caso. E lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe decidere a questo punto di non firmarlo, sostengono alcuni.
Se una o più misure non dovessero convincere l’Europa si dovrebbe rimettere mano alla situazione, pena l’apertura della procedura di infrazione. Di qui, secondo quanto risulta a CorCom, l’ipotesi di “ripensare” il decreto per evitare il rischio di allungare i tempi. Come sciogliere il nodo? – “L’urgenza e la necessità di intervenire con decreto legge per lo sviluppo della banda ultralarga sono evidenti e ampiamente motivate, non risulta su questo nessun problema – fanno sapere fonti del ministero dello Sviluppo economico -. L’unico punto che stiamo valutando è quello di cui ha parlato il presidente del Consiglio: se, cioè sia indispensabile una norma (soprattutto per i nuovi strumenti e la relativa copertura) o se non sia possibile accelerare i tempi ed andare direttamente al Cipe”. Oggi infatti il premier Matteo Renzi a margine degli Stati generali del clima ha detto: “Occorre capire se facciamo un decreto o no, se possono bastare le misure del Cipe o se c’è la necessità di un decreto legge”.
Il team di Palazzo Chigi starebbe lavorando a due diverse misure: da un lato una delibera Cipe per l’assegnazione dei fondi, dall’altro un nuovo decreto che conterrebbe le altre misure, come ad esempio i voucher e il credito di imposta. Un testo “bis” che non sarebbe approvato però prima di settembre anche considerato “l’intasamento” di decreti sul tavolo di Palazzo Chigi, fa sapere a CorCom una fonte. Vero è però che il ricorso al Cipe non consentirebbe di sdoganare entro il 2020 i 6 miliardi e passa previsti dal Piano banda ultralarga. Stando a quanto risulta a CorCom per gli ultimi mesi del 2015 l’ammontare sarebbe risibile. E per gli anni a venire è tutto da vedersi di volta in volta, ma di qui al 2017 non si andrà oltre gli 830 milioni. E per l’anno in corso se il Cipe non delibera entro novembre le risorse dtorneranno nella disponibilità programmatoria.