IL CASO

L’americana Getty Images scende in campo contro Google

Si estende anche alle immagini l’indagine antitrust Ue contro il motore di ricerca. La più grande agenzia fotografica del mondo entra a far parte del gruppo di aziende “lese” da Mountain View: il search favorirebbe le foto Google a discapito di quelle della concorrenza

Pubblicato il 24 Giu 2015

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Si infoltisce il gruppo delle aziende, tra le quali molte con base negli Usa, che compaiono come “parti interessate” nell’indagine che la Commissione europea sta conducendo nei confronti di Google, e il campo si allarga dalla semplice indicizzazione dei contenuti anche all’indicizzazione delle immagini con l’ingresso nella partita della prestigiosa agenzia fotografica Getty Images.

La denuncia di Getty è legata alle modalità di visualizzazione delle immagini dell’agenzia sul motore di ricerca, nella sezione Google images, che dopo il primo click non rimandano direttamente al sito dei proprietari del contenuto. Questo nonostante il link alla pagina “originale” sia presente, ma non abbastanza visibile secondo i ricorrenti, che ritengono così di essere penalizzati in termini di traffico generato sulle proprie pagine web e quindi danneggiati in visibilità.

Tra l’altro Getty, al di là delle propria specificità nel campo fotografico, si unisce agli altri big che si sono schierati contro Google nell’indagine della Commissione Ue su un’altra questione, quella dell’utilizzo dei dati: trattenendo gli utenti all’interno del proprio ecosistema, è il senso della denuncia di Getty, Google tiene per sé tutti i dati sul comportamento degli utenti, guadagnando così un grande vantaggio competitivo nei confronti delle altre aziende.

Grazie al proprio ingresso nella platea delle “parti interessate” Getty riceverà dall’Antitrust Ue aggiornamenti e informazioni sull’inchiesta, e sarà chiamata a esprimere pareri sulle questioni che la riguardano più da vicino. Nei mesi scorsi, tra l’altro, l’agenzia fotografica era arrivata a siglare un’intesa con Microsoft, che attraverso Bing avrebbe utilizzato senza le necessarie autorizzazioni immagini esterne, tra le quali quelle di proprietà di Getty, nei siti di slideshow.

L’indagine della commissione europea era partita ad aprile per verificare la sussistenza di un abuso di posizione dominante da parte del colosso di Mountain View, inizialmente riguardanti Google Shopping (per l’indicizzazione dei contenuti che avrebbe penalizzato la concorrenza) e Android (per le clausole che Google avrebbe imposto ai produttori di dispositivi).

Proprio sul fronte del searching l’Antitrust Ue, dopo aver inviato lo scorso aprile lo Statement of Objections per comunicare l’apertura di un’indagine formale, ha inviato il 22 giugno a Mountain View un documento in cui precisa i cambiamenti richiesti al sistema usato per classificare i siti rivali di comparazione dei prodotti nei risultati di ricerca. Nel documento si ricorda a BigG che potrebbe essere multato per violazione delle norme Ue sulla concorrenza.

Il gruppo ha avuto 30 giorni di tempo per replicare e potrà anche chiedere di essere audito per chiarire meglio la propria posizione. Google ha cercato per due anni di patteggiare con l’Unione Europea, ma senza esito. Mountain View realizza – secondo alcune stime – il 35% dei suoi ricavi in Europa e la sua quota nella ricerca online supera il 90% in molti paesi europei, a fronte del 65% negli Stati Uniti.

Il dossier su Google, l’Antitrust Ue lo aveva originariamente aperto nel 2010. Il predecessore di Margrethe Vestager, Joaquín Almunia, aveva provato per tre volte a raggiungere un accordo con Google, sempre falliti a seguito di feroci critiche da varie aziende europee, tra cui diversi editori.

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