Scioperano oggi i lavoratori di Teleperformance a
seguito dell'annuncio, da parte delll'azienda, di mille
licenziamenti fra le sedi di Taranto e Roma a causa della crisi. Ma
Teleperformance non è l'unica azienda del comparto call center
ad essere in difficoltà. I casi Phonemedia e
Omnia Network “sono solo l’inizio”, ha
annunciato la Slc Cgil, “e se non ci saranno interventi, sono
circa 20.000 i posti di lavoro a rischio nei call center,
specialmente al Sud e nelle aree depresse”.
Per Agile (ex Eutelia) si fa strada il
commissariamento dopo che il tribunale fallimentare di Roma ha
respinto la proposta di concordato preventivo presentata dal gruppo
Omega.
Abbattere la fiscalità sul costo della manodopera in generale e
fissare un tetto massimo all’applicazione dell’Irap per il
settore dei contact center. Questa la proposta di
Assocontact, l’Associazione Nazionale dei
Contact Center in Outsourcing, presenterà nero su bianco al
ministero dello Sviluppo Economico il prossimo 18
maggio. “Chiederemo al governo di intervenire prima che
la situazione precipiti definitivamente”, dice al Corriere delle
Comunicazioni il neo presidente dell’Associazione Sergio
Abramo che ha ereditato il timone da Umberto
Costamagna.
Presidente, come stanno esattamente le cose?
La situazione è critica. La circolare dell’ex Ministro del
Lavoro Cesare Damiano del 2006, che aveva l’obiettivo di
regolarizzare i contratti a progetto attraverso l’assunzione
obbligatoria con contratti di subordinazione degli addetti
impegnati sulle attività inbound, ha purtroppo sortito un effetto
boomerang. Le aziende hanno assunto, in totale oltre 25mila
lavoratori, anche grazie agli incentivi messi in campo dal governo.
Ma gli incentivi sono in scadenza ed i costi del lavoro nel
frattempo sono lievitati del 37% a cui si è aggiunto un ulteriore
7% a fronte del rinnovo del contratto delle telecomunicazioni: vale
a dire che il costo del lavoro, di fatto, per le aziende del
comparto è aumentato di circa il 44%.
Però contenporaneamente sono aumentate le tariffe
applicate ai clienti
Inizialmente si, anche se non è stato possibile riversare tutti i
costi sul mercato: le tariffe applicate ai clienti, nella prima
fase della stabilizzazione, sono aumentate di circa il 17%, ma è
troppo poco per sostenere il business alle attuali condizioni. Oggi
la tariffa applicata oscilla tra i 16 ed i 20 euro, ma per
rimettere in sesto la situazione bisognerebbe arrivare almeno a 24
euro l’ora e poi bisognerebbe incidere anche sull’Irap.
La riduzione dell’Irap è sufficiente?
No, bisogna intervenire su più fronti: fiscalità in generale,
flessibilità nei contratti di lavoro, in quanto con i dipendenti
si è avuta una maggiore rigidità che non permette di dare
risposte efficaci ai clienti per far fronte alla gestione dei
picchi sui volumi tipici di questo settore. Ed infine c’è
bisogno di regole sul mercato che garantiscano la sana concorrenza
al fine di evitare il continuo dumping sui prezzi da parte di
quelle aziende che utilizzano i contributi.
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