PUNTI DI VISTA

Mobile health, attenzione agli aspetti bioetici

Google, Apple e Samsung stanno guardando con interesse allo sviluppo di servizi sanitari in mobilità. Ma i rischi non sono pochi. Secondo il Comitato di Bioetica servono criteri condivisi a livello internazionale per garantire privacy ed efficacia della prestazione

Pubblicato il 26 Giu 2015

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Sappiamo che con il termine mobile health o “mhealth” ci si riferisce ad un nuovo modello di assistenza socio sanitaria realizzata attraverso l’utilizzo di dispositivi mobili e tecnologie multicanale, quali cellulare, smartphones, dispositivi di monitoraggio dei pazienti, personal digital assistant e altri dispositivi wireless. M-Health ha il potenziale per rivoluzionare la fornitura di servizi di assistenza sanitaria a prezzi accessibili, alleviando le pressioni sistemiche sul settore sanitario, e promette di essere una soluzione vincente, con bassi costi di esercizio, facile monitoraggio a distanza nelle zone rurali e nelle isole, parte di uno stile di vita moderno che fa sempre più uso di device mobili quali smartphone e tablet, con cui la comunicazione portatile è più comoda, economica, pratica e personale.

E’ significativo l’interesse che stanno dimostrando verso il mondo della salute giganti come Google, Microsoft, Apple e Samsung, che stanno entrando prepotentemente nel settore sanitario. E altri grandi players stanno sviluppando proposte commerciali analoghe. Nel 2014 le app per il fitness e la salute presenti negli app store, complessivamente, hanno superato le 100.000 unità, più del doppio di quelle esistenti 2 anni e mezzo fa. Siamo tutti quindi convinti che in un futuro più che prossimo il Doctor App si affiancherà – o si sta già affiancando – al Medico in carne e ossa. Ulteriore tassello a supporto dello sviluppo della Telemedicina.

Ma in un mio recente articolo avevo già evidenziato le tante criticità da superare per arrivare ad una significativa diffusione di soluzioni mhealth. Per l’autorevolezza della fonte, il Comitato Nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, non posso non evidenziare, condividendole in pieno, le raccomandazioni da esso emesse in un recente documento “Mobile-health e applicazioni per la salute: aspetti bioetici” e a cui hanno fatto continuo riferimento i relatori intervenuti il 16 Giugno all’annuale Italian Digital Health Summit di AboutPharma, questa volta centrato su mobile health and wearable devices.

“Il Comitato riconosce l’importanza, la positività e l’alta rilevanza scientifica del progresso tecnologico in questo settore. Pur riconoscendo tale rilevanza, date le problematiche connesse alla salute e alla privacy, comunque presenti, evidenzia alcune raccomandazioni etiche. Il Comitato raccomanda:

1. l’elaborazione di criteri condivisi a livello internazionale per classificare software usati come dispositivi medici, distinguendoli da quelli che non sono dispositivi medici, in modo specifico differenziando le applicazioni per la salute in senso proprio e le applicazioni di benessere/fitness;

2. la promozione di una ricerca interdisciplinare tra informatici, progettisti e medici, insieme ad esperti di etica, scienze cognitive e sociali, nella fase di progettazione, sperimentazione e valutazione delle applicazioni in funzione della tutela della salute, della privacy e della autonomia;

3. l’incentivazione agli sviluppatori e alle industrie a produrre app effettivamente utili ed affidabili per la salute dei cittadini;

4. l’identificazione di responsabilità delle compagnie/industrie che producono app, ponendo come requisiti alla progettazione la sicurezza e la minimizzazione della raccolta dei dati e – nei limiti possibili – l’anonimizzazione dei dati;

5. l’istituzione di un osservatorio per il monitoraggio delle app con attinenza alla salute in vista dell’identificazione di potenziali rischi ed eventuali esigenze di revisione delle normative; è auspicabile la costituzione di siti e/o portali accreditati scientificamente con indicazioni sulla classificazione delle applicazioni sulla salute sul mercato costantemente aggiornata (almeno delle app più diffuse), in relazione ai rischi;

6. la promozione di una appropriata informativa e una trasparente comunicazione all’utente al momento dell’utilizzo dell’app con un consenso informato che chiarisca i rischi per la salute e la privacy, specificando possibilità di revoca del consenso e la distruzione dei dati; una specifica attenzione dovrà essere riservata ai minori, soggetti particolarmente vulnerabili e utenti attivi delle tecnologie, identificando strumenti informatici per il parental control e/o per la verifica dell’età online al fine di predisporre, conseguentemente, opportune ed adeguate informazioni;

7. l’implementazione della informazione ed educazione dei medici su mobile-health, al fine di consentire l’acquisizione di competenze specifiche che consentano di utilizzare i nuovi strumenti informatici per migliorare il rapporto con il paziente in termini di controllo e autonomia, consapevoli della necessità di conservare e non impoverire il rapporto interpersonale;

8. la promozione di studi sull’impatto dell’uso delle app, con specifica attenzione alle implicazioni sull’identità personale e relazionale, al fine di identificare in modo chiaro le problematiche della dipendenza e della vulnerabilità tecnologica;

9. il monitoraggio ed una adeguata educazione delle categorie particolarmente vulnerabili – minori, anziani, disabili – al fine di garantire la non discriminazione e favorire l’inclusione dai vantaggi dell’uso delle nuove tecnologie;

10. la promozione sociale di un uso critico delle nuove applicazioni per la salute nel contesto di un equilibrato rapporto con il proprio corpo e la propria salute, evitando forme di salutismo e di medicalizzazione, incentrate sulla sola dimensione della salute come benessere fisico”.

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