STRATEGIE

Internet of things: Europa locomotiva mondiale?

Ci crede la Commissione Ue: l’Alleanza per l’Iot (Aioti) mira a promuovere il dialogo su aspetti tecnici e politici fra stakeholder pubblici e privati e aziende del settore, startup incluse

Pubblicato il 09 Lug 2015

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Stavolta Bruxelles è decisa a condurre la partita anziché inseguire una difficile rimonta. L’Europa – è la parola d’ordine che risuona tra i corridoi della Dg Connect della Commissione Ue – non può permettersi di perdere il treno dell’Iot. Di più. Deve esserne la locomotiva. “Assumendo un ruolo di leadership internazionale”, ha detto il Commissario Andrus Ansip. Non è un mero auspicio. Ma un’aspirazione concreta che poggia su un dettagliato programma di lavoro assemblato nel corso degli ultimi mesi e all’interno del quale confluiscono iniziative politiche, misure regolamentari e schemi di finanziamento dedicati. L’esecutivo comunitario è pronto a sbloccare i primi fondi pubblici (circa 51 milioni) per la ricerca sull’IoT tramite il bando “ICT30”, che a sua volta rientra sotto l’ombrello di Horizon 2020. “L’obiettivo è sostenere lo sviluppo di piattaforme tecnologiche in un quadro di rafforzata collaborazione tra industria, startup e istituti di ricerca”, fanno sapere dalla Commissione. Nel 2016 si raddoppia: sul piatto 100 milioni in prevalenza destinati a “progetti pilota su larga scala” in un novero di ambiti che va dall’agricoltura alle infrastrutture stradali, passando per smart cities o i braccialetti per la salute”. Il senso della sperimentazione, che proseguirà negli anni con un potenziamento degli stanziamenti, è creare soluzioni tecniche efficienti e più armonizzate, in termini di privacy, sicurezza, scambi dati o ancora architetture di sistema, al contempo studiando l’interazione con gli utenti. Il secondo e non meno importante obiettivo è rafforzare le sinergie fra attori diversi per supportare la costruzione di “un ecosistema” unico, a fronte di un quadro ad oggi altamente frammentato.

“Una singola entità non può produrre tutte le componenti di una soluzione Iot. La cooperazione è essenziale per accelerare lo sviluppo e la diffusione dell’Iot”, spiega un funzionario della Commissione. È in quest’ottica che Bruxelles ha tenuto a febbraio una prima riunione con i principali player dell’industria in vista del lancio dell’Alleanza per l’Iot (Aioti), che dovrebbe promuovere il dialogo su aspetti tecnici e politici tra stakeholder (pubblici e privati) e aziende. Tutte queste iniziative dovrebbero fare il paio con uno sforzo legislativo altrettanto mirato. Non a caso l’Iot occupa un ruolo di rilievo all’interno della Strategia per il Mercato Unico Digitale presentata a maggio, in particolare sotto il terzo pilastro (“Massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale”). La presentazione nel 2016 di un’iniziativa europea per il libero flusso dei dati andrà a chiarire una serie di aspetti tanto nuovi quanto controversi, quali la proprietà, l’interoperabilità e l’accesso dei dati. La Commissione lavorerà anche ad un piano per armonizzare gli standard in ambiti prioritari per il Digital Single Market, compreso l’Iot. Che sarà anche interessato da alcuni provvedimenti annunciati nell’ambito del secondo pilastro, in relazione ad esempio alla sicurezza e alla privacy. Discorso analogo per le iniziative in materia di frequenze, che avranno un’importanza decisiva, come ha spiegato Ansip: “È superfluo parlare di Iot se non realizziamo una maggiore cooperazione in materia di spettro”. Anche il primo pilastro, quello sull’accesso transfrontaliero ai servizi digitali, dovrebbe dare un’ulteriore spinta al settore permettendo “di formulare importanti raccomandazioni e azioni su come adattare il quadro regolatorio”, dice la Commissione Ue.

La sfida più pressante è però quella legata alla privacy e la sicurezza dei dati, su cui in gennaio anche la chariwoman della Federal Trade Commission statunitense, Edith Ramirez, aveva gettato l’allarme dal palco del Ces di Las Vegas. I negoziati sul regolamento europeo in materia di data protection sono alle battute finali, ma in molti si domandano se la nuova legislazione potrà rispondere alle sfide legali. “Dalle consultazioni con i principali stakeholder – spiega la Commissione – è emerso che occorre sviluppare linee guida chiare”. Bruxelles però, non ha ancora le idee chiare sulla direzione da prendere. Diversi funzionari europei ammettono che l’aspirazione di promuovere la crescita del settore e dall’altra parte l’esigenza di garantire un livello elevato di protezione dei dati personali dei cittadini europei potrebbero entrare in rotta di collisione.

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