FLUSSI OCCUPAZIONALI

Le startup spagnole? Assumono professionisti italiani

L’Italia si posiziona al primo posto con il 20% sul totale dei posti di lavoro occupati da stranieri. Il report di Ticketbis individua anche i settori più gettonati: e-commerce, tlc e IoT

Pubblicato il 10 Lug 2015

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Gli italiani sono la seconda nazionalità presente nelle startup spagnole per numero di assunzioni, solo dietro agli spagnoli. E’ quanto emerge dalla III edizione dello studio Startup Tecnologiche Spagnole e Internazionalizzazione, realizzato e presentato da Ticketbis, una piattaforma di compravendita di biglietti per tutti i tipi di eventi sportivi, concerti e spettacoli teatrali. L’Italia si posiziona, dunque, al primo posto con il 20% sul totale dei posti di lavoro occupati da stranieri, nel panel di imprese intervistate.

La numerosa presenza di lavoratori italiani in Spagna non è certo una novità: da sempre la facilità per l’apprendimento della lingua, la vicinanza territoriale e l’affinità tra le due culture hanno favorito fiorenti scambi e mobilità sul lavoro tra le due nazioni. Ma è sicuramente un dato recente e non trascurabile il fatto che molti di questi impiegati vengano assunti da aziende di punta nel campo dell’innovazione e delle nuove tecnologie. Ingegneri, commerciali e figure legate al marketing online sono i profili più presenti e ricercati. Nell’ambito dell’ingegneria, i più ambiti sono senza dubbio gli informatici per lo sviluppo di software.

Sempre dallo studio si evince che l’età media degli impiegati di queste aziende è compresa tra i 24 e i 36 anni, dunque, in generale, un folto gruppo di giovani talenti, con conoscenze nei nuovi e distinti campi emersi con forza negli ultimi anni e legati inevitabilmente all’universo di Internet. I settori di maggior sviluppo sono infatti l’eCommerce (21%), le telecomunicazioni (21%) e le nuove tecnologie applicate all’ambito del turismo (16%), seguiti da altri come il trasporto, il ticketing, i motori di ricerca, la formazione e l’IoT (Internet of Things).

Nonostante paesi emergenti come quelli asiatici (che, come dimostra la nuova edizione dello studio, hanno ormai superato gli Usa) stiano accaparrando sempre più l’attenzione delle startup nate nell’ambito dell’innovazione, l’Italia rimane comunque un paese strategico in cui operare nell’area europea. Vero, ma non così tanto da investire a lungo termine nell’apertura di uffici o centri operazionali fissi. “Nell’era della fibra ottica e degli Apple watch, la necessità di avere uno spazio fisico in un determinato paese è sempre minore – afferma Ander Michelena, Ceo e Co-Funder di Ticketbis – Preferiamo investire sulle persone, tenendo sempre presente l’importanza che occupa il mercato italiano per la nostra azienda, tra i principali in quanto a fatturazione in Europa”.

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