IL CASO

Gli scrittori americani contro Amazon: “Posizione dominante, intervenga l’Antitrust”

Autori e librai indipendenti chiedono l’apertura di un’indagine: l’accusa è di concorrenza sleale a danno dell’industria del libro e degli interessi dei lettori

Pubblicato il 14 Lug 2015

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Gli scrittori e le librerie americani vogliono un’indagine Antitrust contro Amazon: un gruppo di associazioni che rappresentano migliai di
 autori, agenti e librai indipendenti si sono rivolte al
 dipartimento americano di Giustizia perché apra un’indagine sulla 
possibile violazione delle norme sulla libera concorrenza da parte del colosso delle vendite online.

Come riporta il New York Times, 
Authors Guild, American Booksellers Association, Association
 of Authors’ Representatives e Authors United hanno 
scritto al dipartimento di Giustizia spiegando: “Amazon ha usato la sua posizione dominante in un 
modo che noi crediamo sia lesivo degli interessi dei lettori
 americani, impoverendo l’industria del libro nel suo complesso, danneggiando le carriere di molti autori e ostacolando la libera 
circolazione delle idee nella nostra società”.



Le associazioni degli scrittori americani sostengono che Amazon controlla più del 75% delle vendite online di libri fisici e più del 65% delle vendite di e-book. Ancora, più del 40% dei libri nuovi sono venduti su Amazon e circa l’85% delle vendite di e-book di autori self-published sono controllate dal colosso dell’e-commerce. Le associazioni americane denunciano la concorrenza “sleale” rappresentata da Amazon per i negozi fisici, non solo perché non ha “costi fissi” ma perché incoraggia il cosiddetto “showrooming”, addirittura con una apposita app, per cui i clienti vanno a guardare i libri e i prezzi nei negozi fisici ma li comprano poi su Amazon che può permettersi di venderli a prezzi più bassi. Chi critica Amazon descrive infatti il colosso delle vendite come un “predatore”, mentre Amazon e i suoi sostenitori si difendono dicendo che chi li attacca vuole solo preservare i propri privilegi di fronte a una inevitabile “digital disruption”.

L’azione delle quattro associazioni prende le mosse da una precedente battaglia tra il 
gigante del commercio elettronico e il gruppo editoriale
 Hachette. In quell’occasione, una disputa contrattuale tra le due 
parti spinse Amazon a rendere più difficile l’acquisto dei libri 
pubblicati dell’editore francese: Amazon
 aveva deciso di boicottare gli autori di Hachette, rifiutandosi 
di accettare i preordini dei titoli e aveva rallentato le 
consegne per forzare Hachette ad accettare le sue condizioni.
 Alla fine il braccio di ferro durato sei mesi circa fu risolto 
con un’intesa.

L’attuale appello al governo americano è stato organizzato proprio da un autore pubblicato da Hachette, Douglas Preston, uno dei più influenti detrattori di Amazon e iscritto all’associazione Authors United. “La digital disruption è positiva, un effetto del mondo che cambia”, ha dichiarato Preston. “Ma non c’è un solo esempio nella storia americana che dimostri che la concentrazione di potere in una sola azienda abbia beneficiato i consumatori”.

Intanto il mese 
scorso l’Unione europea ha annunciato formalmente indagini
 Antitrust per capire se Amazon ha leso la competizione nel
 mercato dei libri digitali europeo utilizzando contratti vincolanti con 
gli editori.

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