Uber, Airbnb e la sharing economy sembrano destinati a diventare uno dei temi caldi della prossima campagna presidenziale americana. Le società che con le loro app mobili stanno scardinando interi settori economici suscitano la preoccupazione dei politici chiamati a dare forma alle norme che regoleranno questi settori negli anni a venire.
Non a caso, nel suo primo discorso come candidato alle elezioni presidenziali americane del 2016, Hillary Clinton ha parlato della sharing economy o, come la definiscono gli americani, l’economia on-demand.
“Molti americani stanno trovando nuove forme di guadagno affittando stanze libere in casa, disegnando siti Internet, usando la loro macchina per dare passaggi. La cosiddetta gig economy o economia on-demand crea entusiasmanti opportunità e stimola l’innovazione ma solleva anche questioni sulla protezione dei lavoratori e sulla difesa dei diritti acquisiti nel mondo del lavoro che vanno risolte”. La Clinton ha assicurato che non tollererà lo sfruttamento dei lavoratori e punirà quei datori di lavoro che, approfittando delle novità portate dalla sharing economy, registrano i loro dipendenti come collaboratori esterni quando sono impiegati a tutti gli effetti.
La Clinton non ha fatto nomi di specifiche aziende né spiegato nel dettaglio come il governo o il Congresso americano dovrebbero affrontare l’ascesa delle aziende “on-demand”. Ma certo negli Stati Uniti a preoccupare non è solo la cosiddetta “uberization” dell’economia ma in particolare la ricaduta sul mondo del lavoro: si sono moltiplicate le cause legali intentate da dipendenti che sono stati assunti e pagati come collaboratori quando invece erano impiegati a tempo pieno.
Jeremiah Owyang, analista e fondatore della Crowd Companies, azienda della Silicon Valley che si occupa di economia collaborativa, pensa che l’impatto di Uber e delle aziende simili sull’economia sarà uno dei temi più dibattuti nella campagna per le presidenziali americane. Non tutti però negli Usa sono d’accordo sull’intervento della politica: su Forbes un commentatore ha scritto: “Hillary, lascia stare la sharing economy”.