Carpineti & Luconi: “Per le nostre scarpe ecosistema all digital”

I fondatori di Design Italian Shoes: “Abbiamo dato una scossa al modo di fare impresa nel calzaturificio della nostra regione. Tanti no in Italia: ora ci offrono partnership internazionali”

Pubblicato il 19 Lug 2015

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Andrea e Francesco Carpineti, insieme con Michele Luconi, avevano un sogno: dare una scossa al modo di fare impresa che contraddistingue il distretto marchigiano della calzatura e aiutare la propria terra a colmare il gap che frena la spinta all’innovazione in un settore di punta del Made in Italy. La scelta è stata quella di saltare ogni passaggio intermedio e dare vita a un sistema digitale di progettazione, creazione e vendita di scarpe (per ora solo da uomo) sartoriali che facesse della personalizzazione il proprio carattere distintivo. Così è nata Dis – Design Italian Shoes. “All’inizio ci siamo presi parecchie porte in faccia, specialmente dai nostri calzaturifici”, racconta Carpineti. “Oggi ci vengono offerte partnership a livello internazionale e puntiamo, per la fine del primo anno di attività, a un milione di euro di fatturato”.

Collegandosi al sito di Dis chiunque può crearsi la propria scarpa scegliendo tra cinque milioni di combinazioni possibili. Come avete fatto?

Il problema non era tanto di natura tecnologica, quanto di compromesso tra qualità del prodotto, flessibilità dell’offerta e costi competitivi, visto il posizionamento che volevamo darci. Le prime mosse sono state la scelta del modello di business e la verifica della sua realizzabilità. Dopo aver appurato che a livello economico il piano era sostenibile, abbiamo cominciato a diffondere il progetto nell’ambito del distretto calzaturiero di Montegranaro, dove gli artigiani hanno tutti la bottega sotto casa e in qualche caso non sanno nemmeno cos’è Internet. Soprattutto grazie a Francesco, che ha alle spalle un’esperienza da responsabile commerciale presso un altro brand calzaturiero, siamo riusciti a trovare le adesioni, e quindi abbiamo potuto cominciare a lavorare sugli aspetti tecnologici.

Il vostro configuratore online…

Sì. Ad oggi il cliente accede al nostro portale da desktop come da mobile e inizia la configurazione scegliendo uno dei nove modelli di base disponibili. Dopodiché può visionare alcune gallery per trovare l’ispirazione ed evidenziare la foto della calzatura che preferisce, che si trasforma in un render 3D. A quel punto, per ogni singolo elemento che compone la scarpa, si possono selezionare la tipologia e il colore della pelle, il tipo di lacci, la fodera interna, la suola in cuoio o in gomma, normale o antiscivolo. Ora stiamo implementando anche l’impressione delle proprie iniziali sulla scarpa, con la possibilità di scegliere quattro posizioni diverse: sul tacco, sulla tomaia, sulla suola interna o su quella esterna. Nel momento in cui il cliente termina l’operazione e paga (con carta di credito, PayPal o bonifico, ndr), il sistema genera un file che viene inviato via mail agli artigiani del network. Il file contiene la distinta e le istruzioni per la realizzazione del prodotto che sarà poi spedito al cliente in 4 settimane. Era questo il nostro scopo: dare vita a un ecosistema e allo stesso tempo semplificare la filiera attraverso la digitalizzazione.

La zona ha una buona copertura di rete?

Il distretto non è ben infrastrutturato come banda larga, per questo abbiamo ideato una piattaforma leggera. È sufficiente anche una connessione cellulare per accedere alla mail e scaricare i file.

Gli obiettivi nel medio termine?

Vogliamo rispettare il nostro business plan, espandendoci a livello internazionale: i mercati Usa, UK e Germania promettono numeri interessanti. Puntiamo all’estero perché a differenza della Penisola il consumatore medio è già avvezzo alle logiche dell’online per il fashion, e il Made in Italy è apprezzatissimo. I prossimi passi sono la creazione di una mobile app nel 2016 e l’ingresso nel mondo delle calzature da donna.

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