Continua la crescita del broadband fisso. Lo rileva l’Osservatorio Agcom sulle comunicazioni secondo cui la crescita degli accessi su base annua è stata di 410mila unità (+180mila da dicembre 2014).
Si riducono gli accessi che utilizzano tecnologie xDSL (-190 mila) e crescono (circa 590 mila) le linee con altre tecnologie, che raggiungono 1,50 milioni mentre le linee broadband con una velocità superiore ai 10 Mbit/ sono il 22,5% del totale.
Buone le performance della rete Nga che ragginge i 900 mila accessi grazie alla crescita, in particolare, delle linee in fibra di Telecom e degli accessi di Fastweb (+390 mila da inizio anno).
Complessivamente il peso di Telecom Italia è di poco inferiore al 48%. La flessione (-1,4 punti percentuali rispetto a marzo 2014) è rallentata dal buon andamento degli accessi in fibra. E di questo si avvantaggiano soprattutto Fastweb (+0,6%) e gli operatori Fixed Wireless Access (FWA).
Calano gli accessi totali alla rete fissa: – 520 mila linee negli ultimi dodici mesi. Telecom Italia perde 750 mila accessi, gli altri operatori ne guadagnano 230 mila. Negli ultimi 4 anni Telecom Italia ha perso -2,9 milioni di accessi di cui solo poco più di 900 mila sono migrati verso li altri operatori.
Sul fronte delle linee mobili, Agcom rileva una flessione della customer base: -1,0 milione su base trimestrale e -3,1 rispetto a dicembre 2014. Su base annua le linee degli Mno diminuiscono di 4,0 milioni, mentre quelle degli Mvno crescono di 0,9 milioni: “incremento dovuto soprattutto a Lycamobile”, dicono da Agcom.
Telecom Italia si conferma leader di mercato con il 32,3% (+0,1 punti percentuali rispetto a marzo 2014), mentre con il 27% si colloca Vodafone anche se in diminuzione (-1,8 punti percentuali rispetto a marzo 2014). Brusco calo degli sms che si riducono del 35%.
Boom delle sim che effettuato traffico dati hanno superato i 45 milioni nel primo trimestre del 2015 (+16,5% su base annua). Il traffico dati (158 Petabyte nei primi tre mesi dell’anno) continua a crescere in misura consistente (+49% circa rispetto al corrispondente valore del primo trimestre 2014).
Per quanto riguarda i media, il mercato tradizionale nel 2014 si è contratto del 2,2% rispetto al 2013, del 14,4% se si guarda agli ultimi 5 anni. Nell’ultimo anno si registra una crescita solo per la Pay TV (+1,4%) e la raccolta pubblicitaria online (9,6%).
“L’assetto concorrenziale dell’editoria quotidiana non registra sostanziali mutamenti – spiega Agcom – Il Gruppo Editoriale l’Espresso è il principale soggetto con una quota di mercato del 21,2%. Nel settore radiofonico crescono il gruppo Finelco e le imprese minori”.
L’Osservatorio focalizza l’attenzione anche sul Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) che nel 2013 è valutabile in 17,6 miliardi e si riduce del 7,5% rispetto al 2012. Con riferimento all’intero periodo considerato (2004-2013) il valore delle aree “tradizionali”, a “valorizzazione censuaria”, nel 2013 risulta inferiore del 4% rispetto a quanto osservato nel 2004, e del 17,4% rispetto al “massimo” raggiunto nel 2007.
I numeri riflettono anche la crisi dell’editoria che – rileva l’Autorità – è il comparto che risulta maggiormente penalizzato, con una flessione nell’ordine del 30%. In termini di spesa d’utente (canone rai, pay tv e copie vendute), si registra una crescita di 14,8 punti percentuali arrivando a sfiorare un terzo delle risorse complessive. Sky nel 2013 risulta essere il principale soggetto operante nel settore
Focus anche sui servizi postali. I ricavi delle principali imprese del settore nel 2014 sono stimati in 6,1 miliardi, ma in flessione del 2,3% rispetto al 2013. “Tale risultato è dovuto ad una riduzione dell’8,2% dei servizi postali e da un contestuale aumento del 5% dei servizi di corriere espresso”, si legge nell’Osservatorio.
Poste Italiane è il principale operatore del comparto con una quota di mercato del 54,5%, ma in flessione di oltre il 3% nel 2014
Infine, ma certo non meno importanti, i prezzi. L’indice ponderato dei prezzi di un paniere di beni e servizi di comunicazione, appositamente elaborato da Agcom su dati Istat, mostra una riduzione di circa il 20% rispetto al marzo 2011, rispetto ad una contestuale crescita del 5,3% dell’indice generale dei prezzi
Nello stesso periodo, una crescita inferiore alla media è osservabile per il Canone Rai e per l’editoria periodica, mentre risulta superiore per la pay TV e l’editoria quotidiana
“Il confronto internazionale, specificatamente per servizi postali e telecomunicazioni, mostra che per l’Italia l’indice dei prezzi ha un andamento maggiormente contenuto sia rispetto alla media europea sia nei confronti degli altri principali partner comunitari”, conclude Agcom.