Corsa al perfezionamento dei software per rendere automatiche tutte le più delicate operazioni di filiale. In fermento gli istituti di credito e le società Ict: lo tsunami tecnologico ridisegnerà il modo di fare banca, le seconde si candidano a fare da driver di questo cambiamento proponendo soluzioni informatiche che snelliscano le procedure di gestione degli istituti. Sono queste le tendenze emerse alla European Atms Conference di Londra che ha chiamato a raccolta i maggiori gruppi creditizi mondiali e le più consolidate aziende del software fornitrici dell’industria bancaria. 500 le realtà presenti: da Diebold a Fujtsu, passando per Hitachi, Fintech Finance e Prosegur. Presente nel parterre degli ospiti anche un’eccellenza italiana: Auriga, ormai di casa non solo nel mercato nazionale, ma già da qualche anno anche in Regno Unito, Belgio, Francia e Romania.
Le aziende hanno presentato gli atm di ultima generazione da loro brevettati. Sistemi sempre più sofisticati in grado di gestire le numerose attività di filiale. “Grazie a queste nuove apparecchiature, le agenzie del futuro avranno bisogno di circa il 45% dei dipendenti in meno”. Questa la previsione di Andrew W. Mattes, Presidente di Diebold, il colosso del software Usa con profitti che superano i 3 miliardi di dollari. Diminuiranno i costi del personale, ma il mestiere del bancario non si avvierà verso l’estinzione ma cambierà pelle, virando verso funzionalità più consulenziali e meno operative. Insomma, meno cassa e più consulenza specializzata.
Come del resto non scomparirà la filiale. Gli altri canali di vendita, mobile e Internet banking, non soppianteranno la vecchia agenzia, ma la integreranno. Del resto, a dirlo è anche la Federal reserve, secondo la quale ancora oggi la maggior parte della clientela si reca allo sportello, nonostante il rapido sviluppo degli strumenti web e mobile. L’82% dei correntisti nel 2014 ha visitato almeno una volta una banca e parlato con un lavoratore bancario, contro il 30% di coloro che hanno effettuato operazioni tramite pc o smartphone. La vera sfida delle società informatiche è quindi quella di modernizzare la rete fisica delle filiali, brevettando software che mettano in comunicazione tutti i canali di vendita e rendano gli atm ancora più smart. Via libera, quindi, ai bancomat che riconoscono il cliente attraverso chip, e interagiscono con lui attraverso una comunicazione personalizzata. Chioschi multimediali dove si possono eseguire molteplici operazioni: prelevare e versare ingenti somme di denaro, pagare bollette e f24, tutto in modalità self service. Le funzioni di cassa si automatizzano e questo consente un miglioramento degli standard di sicurezza e un risparmio di tempi e costi. Secondo Rbr, il numero di apparecchiature automatiche di supporto alle attività di sportello dal 2010 al 2014 è cresciuto nel mondo a un tasso annuo del 2% fino a raggiungere le 179mila unità.
In particolare si è evoluto il modo di gestire il denaro. Gli ultimi trend parlano di banche che hanno introdotto nelle filiali un nuovo modello di bancomat in grado di riciclare il denaro. Il meccanismo è semplice: l’atm, al momento di erogare soldi, non attinge alla cassaforte ma utilizza la moneta già versata da altri clienti. Ovviamente ogni bancomat risponde a un sistema operativo centralizzato che calcola, attraverso algoritmi e big data, il fabbisogno giornaliero di contante di ogni sportello automatico. S’interviene, aumentando il denaro in giacenza, solo qualora il contante versato dai clienti non basti a soddisfare le richieste di prelievo di altra clientela.
“La gestione del cash pesa in termini economici dall’1 all’1,5% – spiega Vincenzo Fiore, Ceo di Auriga -, questi nuovi terminali che riciclano contante permettono alle banche di tagliare importanti voci di costo relative alla contazione e alla validazione della banconota, oltre che al trasporto valori, con vantaggi anche in termini di sicurezza”. Sarà per questo che dal 2012 al 2014 l’utilizzo di questi atm smart è aumentato del 21%. I Paesi dove sono più diffusi? Spagna e Stati Uniti.