Giacardi: “Ambasciatori digitali anche per le Pmi”

Il presidente Consoft Sistemi: “Le aziende devono capire che la trasformazione digitale è impellente e che da essa dipende l’aumento di competitività”

Pubblicato il 27 Lug 2015

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La trasformazione digitale per alcune aziende è questione di vita o morte: oggi esisto, ma domani non c’è più mercato, sono fuori e chiudo. Per altre è un “nice-to-have”: mi piacerebbe, ma se non lo faccio va bene lo stesso. Ci sono aziende per cui l’innovazione digitale è una priorità, per altre meno. Tuttavia, le aziende per cui l’innovazione digitale è fondamentale sono molte e in molti settori: turismo, tessile, retail, grande distribuzione.

Va identificato dove la trasformazione digitale è più impellente, dove si hanno davvero vantaggi competitivi trasformando digitalmente le aziende. Molte di esse hanno già cominciato a farlo, alcune sono già a buon punto. Chief Digital Officer una volta era una parola sconosciuta, oggi i Cdo sono molto diffusi. Tutte le grandi multinazionali hanno “l’ambasciatore del digitale” all’interno del loro digital office.

Ora è importante parlarne anche alle piccole e medie imprese, base del tessuto produttivo italiano.

È necessario che tutte le imprese prendano coscienza che senza questa trasformazione digitale possono soffrire veramente molto, se non addirittura sparire. In Italia abbiamo anche esempi bellissimi di piccole imprese, anche metalmeccaniche, che hanno fatto tesoro della digitalizzazione e grazie ad essa si sono espanse sul mercato, anche internazionale.

Opero in un’impresa informatica che ha la fortuna di essere cresciuta negli ultimi anni con molti giovani al proprio interno. I giovani sono fondamentali, come dipendenti ma anche al di fuori dell’azienda. Questo perché anche un giovane, dopo 4-5 anni che lavora in un’azienda, si abitua, rimane incanalato in un filone e diventa difficile che proponga qualcosa di veramente “disruptive”. Noi facciamo innovazione tutti i giorni, miglioriamo i prodotti in modo continuo e graduale. Ma l’innovazione “disruptive”, quella che proporremo nel 2020 ai nostri clienti, può venire soprattutto dall’esterno o da interazioni con l’esterno.

Mi sembra dunque utile mettere a fattor comune e far dialogare le aziende, anche di settori diversi o magari competitor perché si è ancora in una fase pre-competitiva. Come Consoft stiamo ad esempio pensando di lanciare il “Progetto hackathon” che vedrà coinvolti gli stakeholder dell’innovazione: incubatori, università, giovani startupper.

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