LO SCANDALO

Toshiba, bilanci “truccati”, saltano il ceo e mezzo cda

Fuori il numero uno Hisao Tanaka e il vice chairman Norio Sasaki, ritenuti “responsabili” della vicenda. La Borsa plaude ma gli analisti sono divisi: il cambio ai vertici basterà a rilanciare un gruppo che soffre la concorrenza cinese?

Pubblicato il 21 Lug 2015

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Si dimettono in massa i vertici di Toshiba, il colosso giapponese travolto dallo scandalo delle pesanti irregolarità nella registrazione dei bilanci dal 2008 al 2014: come rilevato da una commissione esterna che ha condotto un’indagine sulla contabilità e sul ruolo del management, i conti dell’azienda sono stati gonfiati di 151,8 miliardi di yen (circa 1,1 miliardi di euro) in sette anni. Si sono di conseguenza dimessi il president (in pratica, l’amministratore delegato) Hisao Tanaka e otto membri del board (complessivamente la metà del Cda), tra cui il vice chairman Norio Sasaki e Atsutoshi Nishida, consigliere speciale. L’attuale chairman di Toshiba Masashi Muromachi è stato nominato president ad interim.

L’indagine della commissione esterna ha portato alla luce pesanti responsabilità del top management nelle irregolarità contabili: gli executive dimissionari hanno cercato di rinviare la registrazione delle perdite di bilancio, mentre ai sottoposti veniva di fatto impedito di interferire con queste “misure”. Lo stesso Tanaka ha ammesso in conferenza stampa le “gravi responsabilità” del top management e indicato che l’azienda dovrà “costruirsi una nuova struttura” per riformarsi.

Tanaka, 64 anni, e Sasaki, 66 anni, erano in Toshiba dagli Anni ’70. Sasaki è stato anche president di Toshiba tra giugno 2009 e giugno 2013; il consigliere dimissionario Atsutoshi Nishida è stato chief executive dal 2006 al 2009.

In un comunicato diffuso alla chiusura della Borsa di Tokyo il gruppo giapponese ha annunciato con queste parole le dimissioni dei manager e dei membri del consiglio di amministrazione: “Toshiba prende atto della gravità della situazione. Presentiamo tutte le nostre scuse ai nostri azionisti, investitori e tutti gli altri stakeholder per le irregolarità contabili pari a 151,8 miliardi di yen negli anni che vanno dal 2008-2009 al 2013-2014, rivelate dal rapporto di un comitato di esperti così come per la mancata presentazione dei conti del 2014-2015″. Esaminato il rapporto del comitato, continua la nota, Toshiba “adotterà tutte le misure per correggere i passati risultati finanziari come necessario”.

La conglomerata giapponese, che è attiva in settori disparati, dall’elettronica di consumo all’energia nucleare, si trova da mesi nell’occhio del ciclone. Ad aprile aveva avviato un’indagine interna sulle pratiche contabili nella divisione energia; poi a maggio ha affidato il compito a un comitato indipendente e rinviato la presentazione del bilancio 2015.

La svalutazione di 151 miliardari di yen è tre volte superiore ai 55 miliardi che Toshiba aveva inizialmente stimato. I risultati dell’indagine comporteranno ora per il gruppo una nuova stesura dei profitti per gli anni coinvolti dalle irregolarità (aprile 2008-marzo 2014); non è chiaro se anche i risultati del 2015 saranno interessati. Ma intanto Standard & Poor’s ha messo il rating di Toshiba, BBB, sotto osservazione per un possibile downgrade. Tuttavia il titolo ha guadagnato in Borsa: il mercato ha gradito il radicale cambio ai vertici.

Wee Teck Loo, head of consumer electronics research della società di ricerche di mercato Euromonitor, pensa che i guai di Toshiba vadano oltre le irregolarità contabili e non si risolveranno con una nuova stesura dei bilanci, perché portano drammaticamente alla luce problemi che riguardano tante aziende tecnologiche giapponesi, alle prese con la concorrenza dei gruppi cinesi e coreani nell’elettornica di consumo. “Ad eccezione delle macchine fotografiche, le case giapponesi non possono competere con player come Samsung and Lenovo“, afferma l’analista. Tomoaki Nakamura, research vice president di Idc Japan, ritiene tuttavia che il cambio ai vertici sarà un aiuto importante per rilanciare Toshiba, che ha ancora attività solide come computer, semiconduttori e forniture per l’industria pesante.

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