Telecom Italia è solida e avviata con decisione “sulla strada
della ripresa”. A dirlo è l’Amministratore delegato Franco
Bernabè in un’intervista a La Stampa: i risultati finanziari del
gruppo (utile in crescita, Ebitda stabilizzato, debito in calo)
indicano che TI è uscita dal “guado” di due anni e mezzo fa,
quando le certezze erano poche e forti i timori di diventare preda
di Telefonica.
“il peggio sembra alle spalle”, scrive La Stampa, “tanto che,
capitomboli di Borsa permettendo, Bernabè ammette di sentirsi più
tranquillo spiegando che i risultati cominciano a vedersi e che la
reputazione di Telecom sta migliorando”. Sullo scandalo Sparkle,
estraneo comunque alla gestione Bernabè, l’Ad garantisce che
l’azienda ha in atto severi sistemi di controllo e sanzioni. Il
debito non preoccupa, “perché Telecom Italia mantiene una
liquidità sufficiente a ripagare nei prossimi 24 mesi ogni
scadenza. Possiamo permetterci di stare fuori dal mercato fino al
2012 senza la minima preoccupazione”.
Anzi, TI è “pronta ad allungare il passo”. Ma per andare dove?
“La nostra sfida è trasformarci da società che opera nel mondo
delle telecomunicazioni a società del mondo della rete”,
risponde Bernabè. “In futuro non avremo più a che fare con
concorrenti come gli attuali che offrono servizi, come Deutsche
Telekom o France Telecom, ma con i Google, gli Apple, con i colossi
della rete. Per questo dobbiamo cambiare pelle, modo di fare,
essere più flessibili”. Una semplificazione del gruppo che ha
comportato per TI “dei sacrifici”, anche con tagli al
personale.
“Per liberalizzare il mercato, per fare spazio alla concorrenza,
i regolatori ci hanno costretto a ridurre la nostra quota di
mercato”, spiega Bernabè: “questo ha portato enormi vantaggi
ai consumatori che hanno visto scendere i prezzi del servizio. Ma
è chiaro che, se offro condizioni vantaggiose, devo recuperarle a
livello di costi”.
Ci sono poi gli investimenti: una Telecom senza rete non ha futuro,
ha più volte sottolineato Bernabè. “La rete di nuova
generazione costa moltissimo: il Giappone, che l’ha già
realizzata, ha speso 20 miliardi”, nota l’Ad. “Non è
ragionevole sostenere un simile investimento nel breve periodo, ma
ci si deve attrezzare. Noi abbiamo programmato 6,5 miliardi di
investimenti aggiuntivi solo in fibra fino al 2016, e leggo che i
concorrenti hanno un progetto da 2,5 miliardi per la fibra nelle
principali città. Benvenuti. Attenzione, però, la loro non è la
nuova rete, è un pezzo, e non si può lasciare senza rete nemmeno
una parte del Paese”.
Telecom comunque è aperta a “trovare soluzioni comuni, purché
non impediscano la concorrenza”. Una proposta concreta? Risponde
Bernabè: “Telecom Italia è pronta, in coordinamento con
l’Authority, a studiare lo switch off della rete in rame a Milano
in vista dell’Expo 2015. Cominciamo a eliminare a Milano la
vecchia rete in rame sostituendola con la fibra. Noi siamo
disponibili a fare tutto ciò che è necessario. Serve l’accordo
di tutti, costruire il quadro regolatorio, definire ogni tipologia
di infrastruttura, ma se il progetto funziona potremo ripeterlo
altrove”.
Condivisione delle infrastrutture, tuttavia, non significa società
in comune: a evidenziarlo è il Sole 24 Ore, che riporta le
dichiarazioni rilasciate da Bernabè in conference call con gli
analisti: “Siamo pronti a condividere possibili infrastrutture, a
esaminare proposte che vadano nella direzione di una miglior
efficienza del sistema, ma questo non implica che cambieremo i
nostri programmi di investimento nella rete. Metteremo la fibra
dove serve, in coerenza con il nostro piano, che resta quello che
è”. E soprattutto: “Da parte di Telecom non c’è né la
volontà di condividere la rete, né di formare una società con
gli altri operatori”.