La sentenza del Tar accende il dibattito sul futuro sul futuro dello Spid. Il tribunale amministrativo del Lazio ha infatti annullato l’articolo 10 che stabliva a 5 milioni il capitale minimo per diventare identity provider. Ma la decisione sembra –almeno stando alle prime reazioni – tale decisione non impatterà sull’execution.
Ad assicurarlo a CorCom è Paolo Coppola, consulente per l’Agenda digitale del ministro della PA e Semplificazione, Marianna Madia. “Non ci sarà nessun rallentamento nel progetto di Spid, semmai si allargherà la platea degli identity provider – spiega – Chi ha già iniziato la sperimentazione potrà continuare e chi è interessato ad entrare nella partita, anche essendo un piccola azienda lo potrà fare”.
Ancora non è chiaro come il governo – anzi il ministero della PA e Semplificazione, per essere precisi – intenda muoversi: se fare un nuovo decreto oppure intervenire sull’articolo annullato. Ma Coppola è convinto che la decisione sarà presa in tempi rapidi e che “molto dipenderà dalle motivazioni della sentenza”.
“Non credo affatto che il governo intenda frenare sull’identità digitale – spiega il deputato – Si tratta infatti di un progetto chiave del piano di Crescita digitale e la vera killer app della PA del futuro”.
Spetta dunque alla Funzione Pubblica trovare una soluzione, prima che termini la sperimentazione. Una ipotesi è un decreto ad hoc contenente nuovi requisiti di capitale sociale, meno restrittivi di quelli (5 milioni di euro) annullati dal Tar. Oppure la modifica potrebbe rientrare del decreto legge di riforma del Cad, adesso in corso. In ogni caso, è possibile che il legislatore introduca requisiti di tipo diverso (tecnici), per compensare un limite di capitale sociale meno restrittivo.
Al momento, nessuna decisione è stata presa. Lo scenario più probabile è però che i nuovi requisiti apriranno la porta agli internet provider (sono questi infatti che hanno fatto ricorso al Tar), cioè a soggetti minori; ma vorranno comunque stabilire criteri tecnici per includere nel ruolo di identity provider solo coloro che hanno le caratteristiche di affidabilità sufficienti a svolgere un compito così delicato come gestire le identità dei cittadini.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Coppola il dg di Agid, Antonio Samaritani. “ll provvedimento del tribunale amministrativo infatti annulla unicamente le prescrizioni relative ai requisiti finanziari richiesti ai privati che intendono candidarsi come identity provider – sottolinea Samaritani – Agid procederà con la pubblicazione dei regolamenti tecnici che definiscono tempistiche e modalità di attuazione del Sistema Pubblico di Identità Digitale entro la fine di luglio, così come concordato con il Ministro per la funzione pubblica”.
Da Agid fanno sapere che un avvio è fissato per novembre e nel frattempo continueranno le sperimentazioni con gli attuali identity provider (Telecom Italia, Poste Italiane, Infocert). In questa fase quindi la sentenza del Tar del Lazio non ha un impatto pratico, dato che riguarda i requisiti per diventare identity provider al momento dell’avvio dello Spid.
Sugli effetti che la sentenza potrà invece avere sull’apertura del mercato dei identity provider interviene Guido Scorza. Secondo l’avvocato esperto di diritto di Internet la sentenza cambierà poco o niente le caratteristiche del mercato che sarà comunque occupato, in larga parte, dalle grandi aziende. A frenare l’ingresso delle Pmi nella partita Spid soprattutto la necessità di fare massicci investimenti in sicurezza e sul fronte organizzazione. Investimenti che spesso le piccole e medie aziende non sono in grado di affrontare.
Soddisfazione invece da parte di Assintel e Assprovider che avevano fatto ricorso al Tar. Per le associazioni la sentenza del Tar ridà dignità alle Pmi digitali e apre la via a un processo di digitalizzazione del Paese più inclusivo e non discriminatorio.
Spid, Coppola: “La sentenza del Tar non rallenterà l’execution”
Spid, Samaritani: “Andiamo avanti, entro luglio le regole tecniche”
Spid, Scorza: “Poche le Pmi in grado di scendere in campo”
Spid, Assintel-Assprovider: “Il Tar ridà dignità alle Pmi digitali”