Telecom Italia chiede bandi di gara Infratel subito – entro fine anno, quelli organizzati dalle Regioni del Centro-Nord – e secondo i modelli già utilizzati per il Sud Italia. Ne parliamo con Roberto Opilio, Direttore Operations di Telecom Italia.
Ci sono più elementi di ottimismo o più di preoccupazione per quanto riguarda l’impegno del Governo sul piano banda ultra larga?
L’impegno c’è certamente e attendiamo elementi concreti per procedere.
Quali elementi vi servono, in particolare?
Emettere i bandi pubblici per le zone a fallimento di mercato. Vorremmo che ci fossero il prima possibile. Che le Regioni principali del Centro-Nord emettessero i bandi entro la fine del 2015. In particolare, non vorremmo trovarci nella situazione in cui ancora al 2020 alcuni bandi non sono stati emessi, com’è cultura del nostro Paese. Alcuni dei bandi EuroSud ancora non sono operativi: non vorremmo rivivere la stessa esperienza.
I bandi che caratteristiche dovrebbero avere?
Vorremmo che si imparasse dell’esperienza passata: proseguire sulla strada già fatta, con i modelli di bando già varati. Non vorremmo vedere altri modelli, fantasiosi, che aprirebbero contenziosi con l’Europa.
Quali modelli temete?
Una cosa di cui si è parlato e su cui non siamo d’accordo è fare gare rivolte solo agli operatori non integrati. Alla fine ci troveremmo con una rete monca, dove nessuno è incentivato a mettere la parte elettronica per il servizio effettivo.
Siete favorevoli all’impostazione di incentivare la domanda a 100 megabit, con voucher?
Qualunque forma di incentivo ci trova favorevole. Le cose più importanti per noi sono partire al più presto al Centro-Nord con bandi che seguano il modello EuroSud, incentivi alla domanda e semplificazioni burocratiche (qui includiamo anche l’utilizzo di materiali innovativi negli scavi).
Questa parte dei materiali innovativi in effetti è scomparsa dal radar. Vi siete fatti un’idea sui motivi?
A volte pesano interessi contrastanti di diversi soggetti. Ribadisco, però: tra le cose da fare, la più importante sono i bandi.
Sul mobile invece che cosa vorreste?
La madre di tutti i problemi sono i limiti per le emissioni elettromagnetiche. Da noi non hanno pari in Europa e ostacolano la diffusione e la qualità delle reti mobili. E saranno un freno all’utilizzo delle nuove frequenze che il Governo vuole mettere a disposizione. Nelle grandi città riusciamo al massimo a costruire 4-5 siti all’anno, adesso. Su questo fronte non vediamo segnali concreti dal Governo. Un passo avanti è stato fatto con le nuove modalità di calcolo, già in vigore, che però sono relativamente utili. Manca tutto il resto (la regolazione del concetto di pertinenza esterna e del coefficiente di attenuazione all’interno).