Dalla voce alla messaggistica passando per il file sharing e l’IoT, fino alle comunicazioni in stato di crisi, BlackBerry è sempre più sinonimo di Emm (Enterprise Mobility Management), con tecnologie, soluzioni e software che fanno della sicurezza l’elemento distintivo di una proposizione costruita attorno a una serie di acquisizioni strategiche. Ed è soprattutto per celebrare il recentissimo arrivo dell’ultimo talento scoperto dal Ceo John Chen, AtHoc (specializzata per l’appunto in network di crisis communication) che si è tenuto ieri a New York il secondo summit annuale dedicato alla mobile security. “Nell’ultimo anno abbiamo investito 100 milioni di dollari per rendere la nostra offerta ancora più completa e rivolgerci al mercato con una piattaforma realmente end-to-end”, ha detto Chen. “Stiamo implementando, in maniera organica e non organica, l’infrastruttura dedicata al mobile più sicura al mondo. Di fatto siamo gli unici ad avere non solo una visione del genere, ma anche gli strumenti e le competenze che servono per trasformarla in realtà”.
La strategia di Chen è funzionale al riposizionamento di BlackBerry, che secondo Idc è riuscita a contenere nel 2014 le perdite sul mercato dell’Emm (di cui detiene una quota del 9,5%), che valeva complessivamente 1,4 miliardi di dollari. La nota stonata è che mentre il giro d’affari globale nel 2014 cresceva a ritmi del 27%, l’ex Rim ha fatto registrare una contrazione del 16,7%. Dati più recenti però fanno ben sperare: il comparto Software and Technology Licensing rappresenta il traino dei risultati del primo trimestre dell’anno fiscale 2016 (chiuso in utile lo scorso 30 maggio), con 137 milioni di dollari di fatturato (il 21% del totale, 658 milioni), in crescita del 150% rispetto a 12 mesi prima.
Di sicuro continua ad avere un certo peso il fatto che in un settore dominato da vendor nati come specialisti del software, BlackBerry sia un brand ancora associato ai device che hanno dovuto cedere il passo alle interfacce iOs e Android. Ma anche da questo punto di vista, la multinazionale sta provando a cambiare pelle: “Riuscire a trasmettere al mercato la portata e la completezza della nostra offerta presuppone un enorme sforzo di marketing”, ha ammesso il Coo Marty Beard, “ed è quello che ci apprestiamo a sostenere. Negli ultimi anni abbiamo invece cercato di consolidare la posizione finanziaria per acquisire imprese che riteniamo strategiche per il nostro futuro”. Tutte aziende che, pur catapultate sulla scena globale, continueranno ad affrontare i competitor col proprio marchio, e che citeranno BlackBerry solo in qualità di aggregatore di soluzioni interoperabili. In pratica una sorta di “powered by”, per dirla con le parole di Jeff Holleran, Senior Director Enterprise Product Management. Holleran, parlando con il CorCom, ha confermato che l’interesse del Gruppo continua a essere rivolto prevalentemente al mondo del government, al settore finanziario e all’healthcare, oltre che alla partecipazione a progetti per lo sviluppo di smart city. Insomma, a tutti i mercati contraddistinti da impianti regolatori specifici, solidi e complessi con particolare enfasi sulle aree geografiche più sviluppate del globo.
David Kleidermacher, Chief Security Officer, ha aggiunto che le peculiarità della risposta che BlackBerry fornisce alle organizzazioni attive in questi contesti sono l’attenzione alla produttività e un’impostazione data-centric. “La sicurezza deve essere semplice ed efficiente”, ha detto Kleidermacher. “Ha il compito in altre parole di proteggere i dati aziendali e la privacy degli utenti senza limitarne le attività. I network che realizziamo non si limitano a veicolare le informazioni e le soluzioni necessarie a limitare gli accessi indesiderati, ma lavorano proattivamente per garantire la cloud app security direttamente sul dato. Il pensiero convenzionale, inoltre, prevede sistemi di crittografia che per noi, da soli, non sono efficaci nel momento in cui è richiesta l’interazione tra ecosistemi diversi”.
Ed è qui che interviene una delle aziende che sono recentemente entrate nel portafoglio BlackBerry: WatchDox è specializzata in soluzioni di collaboration e di file sharing. “Garantiamo il controllo non solo su chi accede ai file, ma anche sulle informazioni visualizzate e sulle modifiche apportate”, ha detto Tim Choi, numero uno dell’impresa acquisita da BlackBerry un paio di mesi fa. Tra gli altri gioielli di famiglia c’è anche la tedesca Secusmart Secure Voice, entrata nel gruppo esattamente un anno fa. Secusmart era balzata agli onori delle cronache dopo essere stata scelta dal governo tedesco per mettere in sicurezza le conversazioni di Angela Merkel, a seguito dello scandalo delle intercettazioni Nsa. “All’epoca lavoravamo prevalentemente in Europa”, ha spiegato il fondatore Christoff Erdman. “Oggi anche grazie alle relazioni che siamo in grado di sviluppare attraverso BlackBerry abbiamo clienti governativi su tutti e cinque i continenti”.
Ed è il tipo di vantaggio che ha ricercato Guy Miasnik, presidente di AtHoc, quando ha accettato di unire le forze con la multinazionale. “Il merge ha senso proprio perché non si tratta di una mera acquisizione di persone e tecnologie, ma di un’integrazione di soluzioni ed esperienze che comportano grandi responsabilità oltre che opportunità di business. In questo senso avere alle spalle BlackBerry significa per noi trasmettere fiducia al mercato globale”, ha confermato Miasnik. Negli ultimi dieci anni, infatti AtHoc ha lavorato quasi esclusivamente negli Stati Uniti, realizzando network di crisis communication e implementando soluzioni IoT per organizzazioni governative, forze dell’ordine, esercito e unità di intervento di pubblica sicurezza e sanità. Per esempio, solo nella Difesa statunitense, AtHoc gestisce circa tre milioni di utenti. La svolta è arrivata dopo l’attentato al Parlamento canadese dello scorso ottobre, quando Ottawa ha avviato un progetto di potenziamento dei propri strumenti di prevenzione e gestione delle emergenze affidando ad AtHoc la parte mobile. “L’interesse mio e quello del board è permettere all’azienda di continuare a crescere”, ha spiegato Miasnik al CorCom, “ed è per questo che dopo attente valutazioni abbiamo deciso di unirci a BlackBerry: le nostre filosofie sono coerenti e la collaborazione genera vantaggi reciproci senza creare vincoli per i clienti interessati alle sole soluzioni AtHoc: basti pensare all’implementazione che ora possiamo fare con i sistemi di WatchDox per la condivisione sicura di file in situazioni critiche”.