E’ passato, con la fiducia, alla Camera dei deputati l’emendamento approvato in Commissione Giustizia della Camera al Disegno di Legge di conversione del DL 83/2015 che all’art. 19, con il quale si modificava l’art. 16 bis c. 9 del DL 179/2012 convertito in L. 221/2012, ora prevede aggiungendo che -“(…) il Ministro della Giustizia stabilisce misure organizzative per l’acquisizione anche di copia cartacea degli atti depositati con modalità telematica (…)”.
La previsione è di quella che fanno tremare i polsi perché induce alla consapevolezza che la “normazione” del deposito cartaceo, accanto a quello telematico ripristina non solo il doppio binario del fascicolo di ufficio: cartaceo e telematico; non solo l’onere del doppio deposito a carico degli avvocati che vi sono obbligati, ma anche le criticità, sulla quale la giurisprudenza non mancherà di distinguersi, del valore di autenticità in caso di difformità tra copia telematica e copia cartacea. Inoltre quali le sanzioni applicabili per il caso di omissione del primo o del secondo adempimento, atteso che nel processo civile l’atto quando raggiunge lo scopo, in questo caso la sua conoscenza da parte del giudice, sana ogni l’irregolarità.
Il Governo, tradendo quindi i proclami sulla digitalizzazione, rischia non solo di arretrare su un tema di vitale importanza per la macchina Giustizia, ma dimostra, anche, di agire senza avere in mente un idea di coordinamento per tutto ciò che occorre per l’avvio e lo sviluppo del Pct.
Infatti con le recenti riforme in tema di competenze digitali, come con la recente riforma della buona scuola digitale, varata dal Parlamento, pur introducendo la previsione dell’insegnamento di una nuova disciplina scolastica, quella delle “competenze digitali” che rendere la tecnologia digitale strumento di competenza generale, dall’altra pare voler preclude, per mezzo di uno dei suoi bracci operativi, ossia con la Coalizione Nazionale delle competenze digitali promossa da AgID la sperimentazione della formazione in tema di giustizia digitale e Pct. Ma ciò oltre ad essere inopportuno è anche in contrasto con quanto previsto dal pilastro 6 dell’Agenda Digitale Europea che si è posto l’obiettivo di realizzare la cittadinanza digitale e l’inclusione digitale dei cittadini europei in tema di giustizia.