Sclafani lascia Agcom, si apre il totonomine

L’attuale segretario generale il primo settembre dovrà tornare all’Avvocatura dello Stato: “Ha raggiunto il limite di legge per l’attività di servizio fuori ruolo”, spiega una nota. Per la successione si fanno i nomi dell’ex generale della Gdf, Umberto Rapetto, e del docente Luiss, Maurizio Mensi

Pubblicato il 28 Lug 2015

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Francesco Sclafani lascia la carica si segretario generale di Agcom. Il Consiglio dell’Autorità, nella seduta odierna, ha espresso un grande apprezzamento e rivolto “un sincero ringraziamento per il lavoro svolto e per l’impegno profuso al Segretario generale, Francesco Sclafani, che dal prossimo 1° settembre dovrà tornare nei ruoli dell’Avvocatura dello Stato, avendo raggiunto il limite di legge per l’attività di servizio in posizione di fuori ruolo”.

Il presidente Cardani e ali altri commissari hanno sottolineato “l’elevata professionalità e le non comuni doti umane dell’avv. Sclafani, che ha svolto con molto equilibrio e competenza le sue funzioni, dimostrando un profondo senso istituzionale”.

“Nel ringraziare il Consiglio per la stima e la fiducia accordategli e il personale tutto per la collaborazione prestata e lo spirito di servizio mostrato in questi anni – si legge nella nota – il Segretario generale ha espresso viva soddisfazione per la positiva esperienza maturata in Agcom, e ha rivolto all’Autorità i migliori auguri di buon lavoro per le sfide che l’attendono”.

Secondo indiscrezioni di stampa in lizza per la carica di segretario generale ci sarebbe Umberto Rapetto sarebbe in corsa per diventare il nuovo segretario generale dell’Agcom, l’autorità Garante delle Comunicazioni.

Rapetto, ex generale della Guardia di Finanza e comandante del Nucleo Speciale Frodi Telematiche è noto anche come conduttore del programma di Rai 2, Il Verificatore, che indaga sull’attendibilità delle notizie pubblicate su Internet, secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, sarebbe in corsa con un altro papabile: il docente della Luiss, Maurizio Mensi, “sempre che non venga preferita una soluzione interna”.

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