Riforma PA, la “macchina” diventa digitale “by default”

Tra le novità più importati del ddl Madia la trasformazione dei procedimenti interni all’insegna della semplificazione. Obiettivo: rendere i servizi pubblici più efficienti e meno costosi. L’analisi di Dario Piermarini

Pubblicato il 31 Lug 2015

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Con l’approvazione alla Camera dei Deputati e il prossimo passaggio al Senato della legge delega per la Riforma della Pubblica Amministrazione, il tema della semplificazione si conferma il leitmotiv nel ridisegno dell’azione e dell’organizzazione amministrativa. Da una prima lettura del testo e della sua relazione tecnica, emerge un approccio del legislatore che nel gergo dell’ingegneria dei processi si potrebbe definire PDD (process driven development) cioé la progettazione o la riprogettazione dei sistemi, partendo dai processi che li governano.

In effetti la Pubblica Amministrazione funziona allo stesso modo: un sistema molto complesso che è costituito da uffici e procedimenti, regolati dalle funzioni che sono il capitale umano della PA. Nella legge di Riforma presentata dal Governo c’è l’intenzione di mettere le mani dentro questi processi, di riparare ingranaggi difettosi che si ingrippano, di migliorare le performance della macchina. Questo è l’obiettivo che ha all’orizzonte chi si occupa di semplificazione: innovazione intesa come studio dei procedimenti interni alla PA e ridisegno di quelli che non funzionano adeguatamente o che non sono più al passo con i tempi.

Quali sono i benefici percepibili dai cittadini e dalle imprese nella semplificazione della PA? Alcune risposte sono più immediate e richiamano la riduzione della spesa pubblica e la qualità dei servizi. Altre risposte sono più profonde e sono state il tema conduttore di un dibattito che si è tenuto il 29 luglio scorso ad Ostia, organizzato e promosso dall’ Associazione Libera. Il titolo dell’incontro “ Uno Stato semplice è la prima arma contro l’illegalità ” porta con sé un messaggio molto forte: nelle pieghe della burocrazia si annida il malaffare, così come è emerso anche dalle vicende di Mafia Capitale. Nel dibattito, moderato dal giornalista Sergio Rizzo, sono intervenuti il Sottosegretario di Stato per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti e il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone.

Il Sottosegretario alla Semplificazione ha spiegato, in questa occasione, alcune delle riforme inserite nella legge delega e che riguardano le conferenze di servizi, le regole di silenzio assenso tra amministrazioni, l’autotutela amministrativa e le norme per l’accesso, il conferimento degli incarichi e la valutazione dei risultati della dirigenza pubblica. Tutte modifiche che nascono partendo dal procedimento amministrativo e che puntano alla sua semplificazione. Il Presidente Cantone, nel suo intervento, ha illustrato le dinamiche attraverso cui la corruzione prende il controllo della cosa pubblica, creando delle collusioni con la politica. Tutti scenari che trovano il loro humus in una amministrazione che viaggia a due velocità: una per i cittadini onesti che devono scontrarsi contro una macchina amministrativa farraginosa e autoreferenziale ed una preferenziale per chi opera nell’illegalità. La semplificazione amministrativa va a sanare proprio questa dicotomia e diventa, a tutti gli effetti, anche un’azione di contrasto alla corruzione.

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