The Economist ha “un enorme potenziale di crescita, in particolare per la sua capacità di cogliere le numerose opportunità di sviluppo legate alla digitalizzazione del settore dei media, sotto la guida di Zanny Minton Beddoes e di Chris Stibbs”. Lo ha detto John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, e amministratore non esecutivo in The Economist, commentando l’aumento della partecipazione della società nel capitale sociale del Gruppo “The Economist”, la casa editrice che pubblica l’omonimo settimanale economico. Exor ha aumentato la propria partecipazione dal 4,7% al 43,4% del capitale, con un accordo per acquistare 6,3 milioni (pari al 27,8%) di azioni ordinarie e 1,26 milioni (pari al 100%) di azioni speciali “B”, per un corrispettivo complessivo di 405 milioni.
“Con l’aumento della partecipazione in The Economist – ha proseguito John Elkann – siamo lieti di confermare il nostro ruolo di azionisti di lungo termine a sostegno del gruppo, insieme alle famiglie Cadbury, Layton, Rothschild e Schroder, e ad altri singoli investitori stabili. Abbiamo sempre ammirato l’integrità editoriale e la prospettiva globale che sono gli elementi caratteristici del successo di The Economist e sottoscriviamo pienamente la sua storica missione di ‘prender partito nella dura battaglia tra l’intelligenza, che ci spinge verso il progresso, e un’ignoranza vile e timorosa, che lo ostacola’. La decisione del gruppo di investire insieme a noi, mediante l’acquisto di azioni proprie, ci rende ancora più convinti dei meriti del nostro investimento, in quanto segno della fiducia in un futuro brillante e redditizio”.
“L’investimento effettuato da Exor in The Economist – sottolinea Exor in un comunicato – rientra nell’ambito di altre importanti partecipazioni di lungo termine detenute direttamente e indirettamente nei settori dei media e dell’editoria nel corso degli ultimi decenni, tra cui Bantham Books, Random House, Le Monde, Rcs MediaGroup, Italiana Editrice (La Stampa / Secolo XIX) e Banijay Group. Il perfezionamento dell’operazione, previsto per il quarto trimestre 2015, è soggetto all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge, nonché all’approvazione sia da parte degli azionisti de The Economist con la maggioranza del 75% sia da parte dei suoi Trustees indipendenti”.
L’operazione ha ricevuto commenti positivi dal direttore del settimanale, Zanny Minton Beddoes, che insieme ai suoi 4 predecessori alla guida del giornale, Andrew Knight (1974-1986), Rupert Pennant-Rea (1986-93) Bill Emmott (1993-2006) e John Micklethwait (2006-15) ha sottolineato in un documento che l’aumento della quota di Exor “rafforzerà l’identità del Gruppo The Economist. Exor è da 5 anni un azionista di rilevo del gruppo – osservano il direttore e i 4 ex direttori – e il suo presidente e ad, John Elkann, è stato amministratore dal 2009. Ciò fa si che una reciproca concordanza di vedute esista già, oltre che una forte condivisione di obiettivi”. L’offerta, conclude la lettera, è stata “accuratamente analizzata dai quattro trustees indipendenti, che sono soddisfatti di quanto Elkann ha fatto con riferimento al suo approccio al giornale e alla sua indipendenza, e hanno approvato all’unanimità l’operazione”.