La Cina è sulla via del tramonto? E quale sarà l’effetto del deprezzamento della valuta cinese sugli altri Paesi? Ma, soprattutto, qual è la chiave per affrontare la questione? A queste domande tenta di dare una risposta l’economista Mariana Mazzuccato che in lungo articolo sul quotidiano la Repubblica non solo analizza le questioni più stringenti che hanno portato il Paese in uno stato di sofferenza ma offre una chiave di lettura per il futuro. Una chiave che ha nell’innovazione e in particolare nelle tecnologie Ict l’ingrediente principale della ricetta della ripresa.
“Sarebbe della massima importanza sapere se il maggiore accento posto dalla Cina su consumi e servizi sarà improntato all’innovazione, come lo sono stati i recenti investimenti nelle industrie più tradizionali, tra cui le telecomunicazioni e le energie rinnovabili”, scrive Mazzucato evidenziando che “aziende quali Huawei, al primo posto mondiale nel campo delle telecomunicazioni, o Yingli Solar, una delle maggiori imprese cinesi in quello delle rinnovabili, sono il risultato dell’impegno paziente di capitali a lungo termine”. La China Development Bank – ricorda l’economista – ha sostenuto le aziende più innovative di questi settori chiave con prestiti dell’ordine di miliardi. “Questa politica, sostenuta da un aumento esponenziale della spesa per la ricerca e lo sviluppo, nonché da un forte impulso alla domanda di nuove tecnologie attraverso il piano quinquennale, ha permesso al Paese di entrare nel novero delle nazioni più innovative. Se ora sposterà il proprio baricentro verso i servizi, sarebbe essenziale che il loro sviluppo sia portato avanti alla luce di questa visione. Se riuscirà a farlo, la Cina continuerà anche in futuro ad affermarsi tra le nazioni più innovative”.
Ma la sfida non sarà semplice: “Per aprire la strada all’innovazione, la Cina dovrebbe superare le rigidezze di un sistema già ispirato all’Unione Sovietica. Oggi gli investimenti cinesi sono in gran parte calati dall’alto, attraverso un organismo potente quale la China Development Bank; servirebbe invece un sistema dinamico e decentrato, con il contributo di diverse agenzie, sull’esempio di quanto realizzato in Giappone negli anni 1980”.