Quanti sono i dati che si scambiano ogni anno nel mondo? Se volete
dare una risposta alla domanda è meglio che cominciate a
familiarizzarvi con un “neologismo” da ingegneri informatici:
zettabyte (ZB, per chi ama le sigle). Vale un triliardo di byte o
1.000 miliardi di gigabyte. Traducendo, 180 milioni di volte la
documentazione presente nella biblioteca del Congresso Usa a
Washington.
Oppure, se state ad ascoltare il paragone di Joe Tucci chairman e
ceo di Emc, azienda leader nelle soluzioni e tecnologie per la
gestione dell’infrastruttura IT, quello zettabyte vale la memoria
di 7,5 miliardi di iPhone da 16Gb. Roba da fare venire
l’acquolina in bocca a Steve Jobs ma anche a chi, come Tucci, ha
fatto della gestione e della virtualizzazione dei dati il cavallo
di battaglia preferito. Ma anche roba da fare venire il mal di
testa a chi in azienda tutti quei dati deve trattarli, gestirli,
conservarli, renderli disponibili.
“Non abbiamo nessun dubbio sulla crescita dei dati – osserva
Tucci -. Gli ultimi due anni sono stati gli anni della grande
crisi, in cui tutto è sceso: prezzi delle case, occupazione,
revenues, utili. Ebbene, le sole a crescere sono le informazioni:
+62%. Ed il trend si intensificherà. Gli analisti prevedono che in
10 anni cresceranno di un fattore pari a 44”.
Trattare in casa come si è fatto sinora questa impressionante mole
di dati non solo sarà sempre più complesso e difficile, ma – è
la tesi di Tucci – sarà assolutamente non conveniente. Il cloud,
servizio “di moda” ma in realtà ancora ai primi passi, sarà
una soluzione necessaria nelle scelte di ceo e cio. La nuvola si
prepara a scendere dal cielo delle previsioni per planare a terra
nel campo della realtà. Anche perché la globalizzazione delle
economie e delle aziende e la crescente mobilità degli accessi
chiederà una gestione delle informazioni sempre più flessibile,
integrata e accessibile ovunque da remoto.
Non è dunque un caso se Tucci ha chiamato a raccolta a Boston da
tutto il mondo quasi 6.000 persone per l’annuale appuntamento
degli Emc World: manager del gruppo, partner, clienti, analisti,
giornalisti riuniti all’insegna di una sola parola d’ordine:
“Journey to the private cloud”. Dove il cloud privato è solo
la prima tappa di un processo verso quello che è stato battezzato
il “global cloud”, una specie di “federazione delle
risorse” in cui i dati aziendali o personali saranno gestiti
all’interno di una nuvola globale “pubblica”, pur mantenendo
le loro specificità private come sicurezza, invulnerabilità,
controllo della gestione.
L’esplosione dei dati non sarà il solo driver verso quel cloud
che Tucci definisce “la nuova ondata nella storia
dell’information technology, più grande e potente di quelle
rappresentate da mainframe, mini, pc/microprocessori, architettura
distribuita”.
I cio, è la previsione di Tucci, compreranno il biglietto di
viaggio con destinazione cloud anche perché sta diventando sempre
più complesso, caro, rigido e inefficiente gestire in azienda le
tradizionali infrastrutture IT. Basti pensare che il 72% del budget
IT se ne va solo per mantenere le legacy software e hardware
esistenti e pagarne i costi energetici. Il 23% è dedicato
all’evoluzione delle applicazioni e appena il 5% al rinnovamento
dell’infrastruttura. Una contraddizione che appare quasi un
suicidio in un mondo che si appresta a correre al ritmo degli
zettabyte.
Cloud non significa solo capacità di immagazzinare i dati a
distanza con la stessa sicurezza dello storage “domestico” e
con l’efficienza derivante dalla scala, ma anche capacità di
assicurare sicurezza, velocità di trasporto, accessibilità in
tempo reale. Sono due esigenze complementari: senza una rete
efficiente, il cloud non potrà mai affermarsi. Saper integrare in
maniera sistematica connettività, virtualizzazione, storage
rappresenta dunque un importante elemento di forza sul mercato. Una
scommessa che Emc ha giocato con decisione quando ha acquisito nel
2004 il controllo di Vmware entrando nella virtualizzazione e si è
alleata nel 2009 con Cisco per la parte di networking.
Non a caso, le nuove soluzioni (come il Vplex) annunciate al
meeting promettono maggior velocità di trasporto ed agilità di
gestione. Nella stessa direzione va l’intesa fresca di annuncio
con Brocade: Emc ne rivenderà l’IP networking a 10 Gb Ethernet.
Non sarà l’ultima: “Siamo pronti ad accordi ma anche ad
acquisizioni, in particolare di aziende tecnologiche ed
innovative” spiega Tucci. Se lo può permettere. Apre il suo
ottavo anno alla testa di Emc promettendo agli analisti un
fatturato 2010 di 16 miliardi di dollari con un utile netto di 2,5
miliardi. Quando nel 2002 è arrivato alla testa dell’azienda di
Hopkinton il giro d’affari era di 5,4 miliardi e l’utile di 117
milioni.