Ogni italiano trascorre in media 4 ore e 20 minuti della propria giornata davanti a una tv “tradizionale” guardando contenuti broadcast. Un risultato che pone l’Italia in prima posizione tra i principali europei per il tempo impegnato davanti al piccolo schermo, anche se ancora a distanza rispetto agli Usa, dove il tempo medio è di circa sei ore al giorno.
Nel Regno Unito, intanto, la media tocca il minimo storico scendendo di 14 minuti tra il 2013 e il 2014. Sono i dati principali che emergono dall’ultimo studio di Ihs, secondo il quale in Germania l’analogico e la scarsità di connessioni Internet ha avuto come conseguenza una crescita rallentata della pay tv e dei video on demand.
La nuova ricerca di Ihs Technology indica tra l’altro, parlando delle tendenze europee, che la visione della Tv “broadcast” tradizionale è insidiata sempre più da vicino da due forze: I “personal video recorders” (Pvrs) come Sky+ e i video online offerti da servizi come Netflix e Bbc iPlayer. In questo quadro, oggi più che mai si assiste a un passaggio di tempo di visione dalla Tv tradizionale alla televisione online.
A differenza di quanto succede nel resto d’Europa, però, in Italia il consumo di broadcast Tv nel 2014 è aumentato. Dopo il crollo registrato nel 2007, il tempo speso dagli italiani davanti alla Tv tradizionale è salito a un tasso di 4 minuti e 42 secondi a persona al giorno dal 2008 al 2014, per arrivare a una media di 4 ore e 20 minuti al giorno. Aggiungendo tv online e pay tv la media salirebbe fino a 4 ore e 37 minuti al giorno.
“La crescita costante soprattutto della visione di Tv lineare – afferma Dan Cryan, senior director del settore media e contenuti in His Technology – può essere attribuita al difficile momento economico dell’Italia, con un alto tasso di disoccupazione che può spiegare la crescita del tempo medio trascorso ogni giorno davanti alla tv“. Stenta a decollare, invece, il consumo di “visione online” di contenuti televisivi: “Nonostante gli investimenti – spiega Cryan – non si vede ancora lo stesso genere di interesse e gli stessi numeri che si registrano in questo campo negli altri Paesi europei”.