Kroes: per l’Europa mercato unico digitale

Passa dagli investimenti nell’Ict la ripresa economica europea: è il cuore della Relazione con cui la Commissione Ue lancia un piano quinquennale per gli investimenti in tecnologia. Il commissaro all’Agenda Digitale, Neelie Kroes: “Sia il Wto ad affrontare la censura cinese sul Web”

Pubblicato il 17 Mag 2010

L’Europa deve puntare al mercato unico digitale per favorire la
crescita delle Pmi e offrire ai consumatori una scelta più ampia a
prezzi competitivi. Lo sostiene la relazione della Commissione Ue
secondo la quale gli investimenti dell'economia digitale sono
la chiave per la prosperità futura dell'Europa che si conferma
comunque il mercato più grande del mondo per la banda larga.
Concetto ribadito da Neelie Kroes, commissaria responsabile per
l'Agenda digitale: “Dobbiamo in ogni caso puntare su un
maggiore sviluppo di Internet per offrire a tutti i cittadini i
benefici dell'economia digitale”.

Il Commissario ha affrontato oggi anche il tema della censura di
Internet da parte del governo cinese: “E’ una questione di
competenza del Wto”.

Secondo la relazione della Commissione negli ultimi 15 anni la
produttività in Europa è aumentata del 50% grazie all’Ict. Sei
europei su dieci usano internet regolarmente. Tuttavia, se
l'Europa intende cogliere tutti i vantaggi potenziali offerti
dall'economia digitale, deve accelerare il passo e fornire
servizi a banda larga più veloci e un Internet affidabile, oltre a
incoraggiare l'innovazione in Ict.

La relazione individua nell’Ict uno degli elementi di propulsione
dell'economia europea. La crescita del 50% della produttività
registrata dal 1995 deve essere attribuita ai progressi Ict e agli
investimenti in questo settore. Dai dati disponibili per il periodo
2004-2007 risulta che, più di recente, questi investimenti hanno
iniziato a dare frutti anche nel resto dell'economia. Il valore
aggiunto dell'industria dell’Ict rispetto all'economia
europea ammonta a circa 600 miliardi di euro (il 4,8% del PIL).

Il settore rappresenta il 25% degli investimenti totali commerciali
nella R&S nell'Ue. Tuttavia, negli Usa i benefici derivanti
dalle Ict sono più consistenti. Per ottenere gli stessi risultati
l'Europa deve attuare riforme strutturali e sviluppare
un'agenda digitale coerente.

Nel 2009 il mercato della banda larga nell'Ue si è confermato
come il mercato più grande del mondo. Quasi un quarto dei
cittadini dell'Ue (il 24,8%) ha un abbonamento per servizi a
banda larga fissa. Anche se le velocità delle connessioni stanno
aumentando e considerando che l'80% delle linee fisse a banda
larga nell'Ue offre velocità superiori a 2 Mbps, soltanto il
18% delle connessioni fanno registrare velocità superiori a 10
Mbps.

Se queste velocità sono sufficienti per le applicazioni web di
base, non lo sono però per applicazioni più sofisticate, quali la
Tv on demand. La strategia Europa 2020 fissa obiettivi ambiziosi
che prevedono la possibilità di offrire a tutti gli europei un
accesso alla banda larga con velocità di almeno 30 Mbps. Per
utilizzare velocità superiori sarà necessario realizzare reti di
accesso di nuova generazione.

L'Ue ha accumulato un forte ritardo rispetto a paesi quali la
Corea e il Giappone nella realizzazione di queste reti. La
migrazione verso una banda larga di capacità superiore è una
notevole sfida strutturale per l'intero settore delle
telecomunicazioni.

Oltre al ruolo significativo svolto a favore della crescita
dell'economia europea, internet offre un enorme potenziale per
rafforzare il mercato unico. Tuttavia, il livello di attività di
eCommerce e eBusiness varia da uno Stato membro all'altro e le
transazioni transfrontaliere sono limitate. Il 54% degli utenti
acquista o vende prodotti via internet ma solo il 22% effettua
transazioni con altri paesi dell'Ue.

L'eCommerce è invece molto più diffuso negli Usa, dove il 75%
degli utenti acquista o vende prodotti online. Questi dati
dimostrano che in Europa manca un vero mercato unico digitale, che
è un requisito essenziale per favorire la crescita delle piccole e
medie imprese europee e offrire ai consumatori una scelta più
ampia a prezzi competitivi.

La censura del web imposta dalla Cina costituisce una barriera al
commercio perché impedisce il libero scambio di informazioni e
quindi dovrebbe essere esaminata dall'Organizzazione mondiale
del commercio (Wto). Secondo la Kroes, oggi in visita a Shanghai,
la censura è un ostacolo al commercio "perché è una
barriera reale alla comunicazione''. La legge cinese impone
alle Internet company di bloccare o rimuovere dalla rete una serie
di contenuti, che spaziano dalla pornografia al dissenso politico.
Conosciuta come ''il grande firewall della Cina'',
la legge blocca l'accesso a siti come Facebook, Twitter e
Youtube, considerate piattaforme che consentono la condivisione di
contenuti illeciti.

''Sto facendo pressione ovunque posso per far avere spazio
alle aziende europee in Cina, e viceversa'', ha affermato
Kroes.
L'ex commissario Ue per la concorrenza non ha rilasciato
commenti su Google, che a marzo ha smesso di filtrare i risultati
sul suo motore di ricerca in lingua cinese per protestare contro la
censura e contro gli attacchi informatici che sarebbero partiti
dalla Cina.

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