L’annuncio con cui TeliaSonera e Telenor hanno comunicato la rinuncia al merger delle loro restanti attività danesi (già condividono la stessa rete dentro la società TT Network P/S) spinge Strand Consult a una nuova sferzante analisi dell’operato delle autorità europee sempre più “miopi” di fronte alle esigenze di consolidamento del settore delle Tlc in Europa.
Negli scorsi mesi, il dossier Telia–Telenor è stato attentamente studiato dal Directorate-General for Competition (DG Comp) della Commissione europea guidato da Margrethe Vestager. DG Comp ha condotto una serie di analisi per valutare l’impatto del merger e ha incluso dei test di mercato basati sui “rimedi” proposti alla possibile concentrazione derivante dalla fusione dei due operatori telecom.
“Ufficialmente DG Comp non ha il compito di creare rimedi né di fornire linee guida”, nota Strand Consult. “Il suo ruolo è valutare i fatti relativi al merger proposto e approvarlo o bocciarlo. Ma in pratica le cose non sono così semplici. I tanti incontri tra DG Comp, Telenor e Telia indicano che DG Comp ha fornito una forma di guidance. E che i rimedi risultanti sono stati così severi che nessuna azienda li avrebbe mai accettati. Sembrerebbe che DG Comp abbia costretto gli operatori in una posizione in cui l’unica cosa che potevano fare era rinunciare alla fusione. E che DG Comp possa esercitare questa sorta di soft power è un segnale chiaro per gli altri paesi: indipendentemente da quelli che sono i fatti, le fusioni non saranno facili da realizzare”.
Strand Consult ha seguito l’intero processo e ritiene che la fusione tra Telenor e Telia non avesse niente di anticompetitivo. DG Comp perciò pecca di mancanza di conoscenza delle dinamiche in atto sul mercato delle Tlc: “Non capisce l’industria delle telecomunicazioni, come si sviluppa, che cosa crea la concorrenza”, si legge nella nota di ricerca. “Ma se in un’azienda qualcuno sbaglia, gli azionisti mandano via i manager incapaci; invece i cittadini dell’Ue sono costretti a tenersi i burocrati di Bruxelles, che conservano il loro posto indipendentemente dai risultati”.
Durante la valutazione del merger tra i due operatori nordici, la Vestager ha dichiarato che devono esserci quattro operatori mobili in Danimarca – dimenticando (lei che è danese, sottolinea Strand) – che esistono decine di operatori mobili nel paese, anche se solo tre reti mobili. Telenor e Telia già condividono la stessa rete: “Il merger tra le due aziende non ha mai rappresentato un caso di consolidamento da quattro a tre operatori di rete. Ci sono tre reti mobili oggi in Danimarca, ce ne sarebbero state sempre tre dopo il merger”, nota Strand. “Questa fusione sarebbe stata equivalente a unire due grandi Mvno, che non hanno spettro ma sono azionisti della stessa società di infrastruttura di rete”.
Strand illustra la questione dal punto di vista delle telco danesi: la Danimarca ha uno dei più bassi tassi dell’Ue per presenza di servizi mobili avanzati sui mercati sia residenziali che aziendali e l’Arpu è solo di 13-15 euro per voce, sms, mms e dati 4G senza limiti. Tre dei cinque operatori del paese (Orange, Telia e HI3G) non sono stati in grado di ripagarsi i forti investimenti; Orange ha venduto le sue attività mobili a Telia chiudendo il suo business con una perdita, mentre HI3G ha impiegato dieci anni per avere un cash flow positivo. Al calo di Arpu e redditività si unisce la cosiddetta “Danish Disease”: la proliferazione di Mvno dai prezzi super-economici.
Tuttavia la Danimarca, da anni ai vertici mondiali in molti indicatori come prezzi, tecnologia, adozione e penetrazione del mobile, l’anno scorso ha superato la Corea del Sud ed è salita al primo posto nell’Ict Development Index dell‘Itu. Per Strand il consolidamento era il prossimo naturale passo e l’ostracismo di DG Comp è il tipico “errore regolatorio”: le autorità hanno preso un abbaglio proibendo un processo che in realtà favorisce la concorrenza. La Vestager ritiene che il merger avrebbe fatto salire i prezzi in Danimarca, ma per Strand sarà vero il contrario: la mancata approvazione del merger probabilmente li farà salire.
“I regolatori e le autorità per la concorrenza sono prigionieri di un paradigma in base al quale giudicano la concorrenza contando il numero di player sul mercato, non valutando le dinamiche più vaste e i trend tecnologici e competitivi”, scrive Strand. La cui conclusione è sferzante: “A contare i player ci vuole poco e così DG Comp trova un ottimo schermo per nascondere la sua incompetenza”.
Il caso di Telia–Telenor è attentamente seguito da tutta l’industria delle Tlc interessata al consolidamento e a capire come lavora e prende le sue decisioni DG Comp. “Ci sono fusioni in via di realizzazione in Uk e Italia”, ricorda Strand. “Alla luce di quanto accaduto in Danimarca e dopo le capricciose e imprevedibili decisioni prese da DG Comp su Austria, Irlanda, Germania e Spagna, è chiaro che c’è bisogno di più trasparenza su come lavora DG Comp e come valuta il mercato”. Per Strand DG Comp non giudica in base a fatti e prove oggettivi ma agisce in base a un poco chiaro e molto variabile “standard politico”.
“Quello che è successo in Danimarca è un segnale negativo per tutta l’industria”, conclude la nota di ricerca. “Se l’industria mobile in Danimarca non è riuscita a trovare un accordo con DG Comp, è difficile vedere come si possano trovare soluzioni in Uk e Italia, paesi con popolazioni dieci volte maggiori della Danimarca ma dove i dati sul mercato mobile non sono così eccellenti. Il no al merger Telia–Telenor è un esito sfavorevole per gli operatori telecom e i loro investitori ma crea anche una situazione deprecabile per gli europei in genere”. La Danimarca, spiega Strand, è un paese la cui capitaizzazione di mercato mobile equivale a quella della provincia tedesca di Amburgo. Se un piccolo paese non riesce a trovare le economie di scala sul suo mercato mobile, come faranno le 28 nazioni che stanno costruendo il Mercato unico digitale? “La decisione di DG Comp dimostra che la Commissione europea non vuole veramente realizzare l’Agenda Digitale. Le chance per l’Ue di recuperare la leadership globale nel mobile sono finite, siamo troppo indietro a Usa e Asia orientale. Che non si sia potuto completare un merger in un paese dove l’utente mobile medio spende sulla telefonia mobile ogni mese la stessa cifra che spende per due cappuccini al bar o una pizza dimostra che le autorità per la concorrenza hanno perso ogni contatto con la realtà”.