“Sentiamo dire spesso che oggi i linguaggi di programmazione, sarebbero da considerarsi come le lingue straniere qualche decennio fa. ‘Devi imparare l’inglese o il francese!’, ci dicevano i nostri genitori. Le cose non sono alternative credo, non consiglierei a una figlia che inizia oggi le elementari di trascurare l’inglese o di rinunciare a un’altra lingua straniera a vantaggio di un corso di programmazione. Caldeggerei forse la scelta di entrambi: le lingue e la programmazione”. Lo ha detto Laura Boldrini, presidente della Camera, intervenendo con un saluto a Montecitorio al convegno “Programma il futuro”.
“Questo per sottolineare che mai come nella nostra epoca la tecnologia è stata capace di cambiare il nostro modo di vivere così velocemente – ha proseguito – E non ci deve sorprendere il risultato di un sondaggio pubblicato dal sito Information Age in Gran Bretagna su un campione di 1.000 famiglie: l’insegnamento di un linguaggio di programmazione, come per esempio Phython, è più popolare tra i bambini tra 5 e 11 anni che l’insegnamento del francese. Sono i nativi digitali, quei bambini e ragazzi che non sanno immaginare un mondo non mediato dal computer, come i giovani della mia generazione non sapevano immaginarlo senza telefono”.
“Sappiamo che il nostro Paese sconta un grave ritardo a livello europeo sulla rete digitale, la cosiddetta banda larga e ultra-larga, una delle infrastrutture indubbiamente più strategiche per il nostro futuro – ha continuato al presidente della Camera – Colmare il digital divide in Italia non significa solo combattere il nuovo volto della diseguaglianza, significa anche ridare all’economia del nostro Paese gli strumenti necessari per competere. Ma su un altro punto dobbiamo essere d’accordo: i cavi della fibra ottica, le cosiddette ‘nuove autostrade’, non sortiranno gli effetti auspicati se non verranno messe in atto politiche mirate alla formazione dei nostri giovani. Un approccio che il progetto ‘Programma il futuro’ riflette in pieno”.
“Penso che la scuola abbia il ruolo più importante da giocare nella battaglia per preservare la Rete perché sia davvero aperta a tutti e libera da fenomeni violenti come il cyberbullismo – ha concluso – una Rete che rappresenti un grande spazio di opportunità, di sviluppo e conoscenza dei nostri tempi. Dobbiamo avere la determinazione e la lungimiranza di adeguare questa nostra scuola al nostro tempo”.