Maggioranza schierata con Renzi sulla digital tax. Sul tema è intervenuto Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico. “Sulla digital tax il premier ha confermato l’impostazione. È un piano europeo, non avrebbe senso una visione diversa. Come dice Renzi, se ci sarà una via che farà perno sui contenuti e sarà equa, l’Italia la percorrerà”.
Anche da Scelta civica reazioni positive se non altro perché due esponenti di spicco, Enrico Zanetti e Stefano Quintarelli sono i firmatari di una proposta di legge che ha ispirato Palazzo Chigi. “Non è una norma contro qualcuno – ha spiegato Quintarelli – Sicuramente non sarà applicata sulle startup, ma solo su aziende con un giro d’affari superiore a una certa soglia e operanti da un certo numero di anni”.
“Quello della tassazione dei servizi realizzati in Italia dalle multinazionali è sicuramente una questione da affrontare a livello nazionale – ha dichiarato Gianfranco Librandi, deputato di Scelta Civica – comunitario e in ambito internazionale. Vanno però evitate soluzioni semplicistiche: nel 2013, proprio insieme a Renzi allora solo segretario del Pd, bloccammo il tentativo di parte del suo partito di introdurre una ‘web tax’ pasticciata e controproducente, che era chiaramente in violazione della normativa europea sull’Iva e sulla libertà di stabilimento”.
Sulla proposta è arrivato il plauso di Francesco Boccia (Pd), Presidente della commissione Bilancio della Camera. “Il principio richiamato da Renzi del far pagare alle aziende della cosiddetta economia digitale le imposte nel paese in cui fanno business mi soddisfa molto, perché è quello fissato nel 2013 dal Parlamento Italiano che fece da testa d’ariete nel dibattito politico europeo. L’importante è superare il concetto obsoleto della ‘non stabile organizzazione’ e decidere se far pagare con il modello inglese le imposte dirette o con il modello europeo delle imposte indirette nel quadro europeo di armonizzazione. Personalmente, come detto più volte, preferisco il modello europeo. La politica sana ha il dovere di intervenire sulla mostruosa base imponibile erosa e far pagare alle multinazionali dell’economia digitale imposte che oggi eludono, riducendo le imposte alle imprese italiane tradizionali”.
Sull’argomento è intervenuto anche Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria di Palazzo Madama che sul suo blog ha commentato l’annuncio di Renzi. “Finalmente, dopo due anni, il Governo italiano si prepara a far pagare qualche imposta alle multinazionali del web che, finora, le hanno elegantemente aggirate registrando nei paradisi fiscali, molto spesso in Irlanda, i ricavi effettuati nei grandi Paesi europei. Matteo Renzi l’ha definita digital tax, altri l’avevano chiamata google tax, altri ancora web Tax”.
Un “ni” arriva dal Movimento dei 5 Stelle. “Siamo d’accordo a tassare i profitti derivanti dal web – dice a CorCom Paolo Nicolò Romano, deputato M5S – ma è un problema che deve essere affrontato a livello europeo. Altrimenti rischiamo di isolarci e arretrare più di quanto non lo siamo già. Inoltre, si rischia di favorire i paesi che non hanno questo tipo di tassazione. Valuteremo nel merito la Legge di Stabilità”.
“Ancora una volta siamo di fronte ad un annuncio estemporaneo e a un impegno generico – dice a CorCom, Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia – Tutti condividiamo la lotta all’elusione fiscale, ma occorre indicare una rotta precisa che non mi sembra sia stata data. Noi siamo pronti a valutare proposte precise, nero su bianco, ma in questo caso manca il merito. Inoltre, l’annuncio arriva a poche settimane dal G20 che si terrà in Perù dove il capo dell’Ocse, l’italiano Raffaele Russo, presenterà le prime 15 proposte contro l’elusione e i paradisi fiscali. Non si capisce perché a un mese da un evento di rilevanza internazionale si debba uscire con un annuncio del genere”
Contrario alla proposta Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di Strategia e Imprenditorialità all’Università Bocconi di Milano, che ha twittato “Renzi toglie tasse al mattone e le inventa sul digitale. È l’antitesi di ogni logica di supporto all’innovazione”, dubitando in un altro tweet della legalità della norma. “La Digital Tax immaginata dal governo è illegale e inapplicabile. Più che giustizia sociale è dilettantismo fiscale”.