E’ legittimo, secondo la Corte europea di giustizia, che gli Stati stabiliscano una tassa governativa sugli abbonamenti ai servizi di telefonia mobile. Lo ha stabilito una sentenza pubblicata oggi in seguito alla richiesta di rimborso, da parte di due società venete – De Pra e Saiv – della tassa di concessione governativa versata per i contratti di abbonamento ai servizi di telefonia mobile. Le società avevano invocato il principio di libera circolazione e la disparità di trattamento rispetto agli acquirenti di una carta prepagata.
Secondo la Corte, “le legislazioni nazionali sono libere di equiparare gli apparati terminali delle comunicazioni alle stazioni radioelettriche, di prevedere un’autorizzazione generale o una licenza per l’utilizzo delle apparecchiature terminali di telefonia mobile terrestre, di equiparare l’autorizzazione o la licenza a un contratto di abbonamento e di prevedere il pagamento della correlativa tassa governativa in relazione a tutte queste ipotesi”.
Inoltre, quanto alla disparità di trattamento tra abbonati e acquirenti di carta prepagata, la Corte osserva che non vi è, nel diritto dell’Unione, un principio di parità di trattamento tra utilizzatori di apparati terminali di radiocomunicazione mobile terrestre a seconda che gli stessi accedano alla rete mediante contratto di abbonamento o mediante carta prepagata”.
Giusto un anno anche la nostra Corte di Cassazione aveva “blindato” la tassa di concessione governativa dando l’ok al decreto 4/14 che negava il rimborso del balzello a Comuni e contribuenti.
Secondo la Cassazione era stato stato corretto, e non costituiva “una interferenza dei poteri esecutivo e legislativo nell’amministrazione della giustizia”, il decreto legge 4/14 con il quale il governo è corso ai ripari sul rischio di restituzione della tassa per centinaia di milioni.
Con questa decisione – sentenza 19463, depositata il 15 settembre 2014 dalla Sesta sezione civile – la Suprema Corte ha ulteriormente “blindato” la tassa governativa sui cellulari dopo aver preso atto, con il verdetto 9565 emesso dalle Sezioni Unite nel maggio 2014, della “permanenza” di questo “balzello” per effetto del d.legge 4/4 messo a punto dal governo con anticipo sull’atteso intervento delle Sezioni Unite per scongiurare il rischio di dover ridare agli “abbonati” quasi 13 euro mensili di tassa a decorrere dagli ultimi dieci anni.