Le nuove regole (in vigore dal 12 giugno) varate dalla Federal communications commission americana sulla net neutrality che riclassificano la banda larga come servizio di pubblica utilità, passibile di più pesante regolamentazione, continuano a nutrire un acceso dibattito negli Stati Uniti, non da ultimo perché tali regole, per la prima volta, si applicano anche al mobile broadband, permettendo alla Fcc un maggior intervento regolatorio anche in questo settore.
L’idea della Fcc è semplice: tutti i dati trasmessi su Internet, da qualunque fonte e su qualunque dispositivo, fisso o mobile, dovranno essere trattati nello stesso modo e la banda larga, fissa e mobile, dovrà sottostare ai tre principi chiave della net neutrality: non si possono bloccare o rallentare i dati o stringere accordi di paid prioritization.
Un nuovo studio di BI Intelligence sottolinea proprio le implicazioni dell’estensione dell’intervento regolatorio al settore mobile, visto che anche negli Usa, come in altri Paesi, la navigazione su Internet ormai si fa sempre più spesso da smartphone e tablet, più che dal pc. Il report esamina come le nuove norme della Fcc si applichino al mercato mobile, l’impatto che la net neutrality ha su stakeholder come gli Isp, i consumatori e le società dei media digitali, e che cosa probabilmente accadrà nei prossimi mesi e anni a questo set di regole.
BI Intelligence sottolinea che la Fcc si è allontanata da un approccio light touch per creare regole più definite che lasciano poco spazio all’interpretazione, in pratica definendo degli standard di comportamento. L’accesso a Internet da device mobile, come quello da fisso, viene riclassificato come servizio di telecomunicazione, garantendo alla Fcc l’autorizzazione a imporre regole più severe ai fornitori della banda larga, fissa e mobile. Una scelta del regolatore che ha una spiegazione evidente: oggi negli Usa ci sono più utenti mobile-only che utenti desktop-only.
Ci sono esenzioni a queste regole sulla net neutrality: è previsto che la Fcc consideri alcuni casi singolarmente e permetta pratiche come gli accordi di interconnessione, in cui le società dei media digitali e le reti pagano gli Isp per portare velocemente ai consumatori finali contenuti che consumano molta banda.
Le grandi società di Tlc come At&t e Comcast si sono schierate contro la riclassificazione del broadband, sostenendo che una più stringente regolamentazione le obbligherà a limitare gli investimenti su reti e infrastrutture sia fisse che mobili a svantaggio del consumatore (gli investimenti sono invece necessari, sottolinea BI Intelligence, perché gli Usa detengono la leadership mondiale sul 4G e Lte ma sono in ritardo sul 5G). Le associazioni di consumatori e le società pro-net neutrality come Etsy e Sprint sostengono invece che le regole sulla net neutrality sono importanti per preservare la concorrenza sul mercato e promuovere l’innovazione nei contenuti digitali e nel mobile, e nel garantire ai consumatori accesso equo.
Per gli analisti, però, difficilmente le nuove regole sulla net neutrality della Fcc manterranno la formulazione attuale: saranno probabilmente attaccate da azioni legali e decisioni del Congresso che costringeranno il regolatore a una revisione dell’impianto approvato nei mesi scorsi.