Nessuna golden power sul deal Wind-3 Italia. Il Consiglio dei ministri, accogliendo la proposta del ministero dello Sviluppo economico, ha deciso di non esercitare i poteri speciali e di consentire il decorso dei termini temporali previsti per la creazione di una joint venture tra le società CK Hutchinson Holdings Limited e VimpelCom.
Al tempo stesso, informa una nota, il Consiglio raccomanda alle due società di evidenziare, in occasione della notifica della successiva operazione di fusione societaria tra Wind e H3G, “gli elementi puntuali della pianificazione strategica sotto il profilo industriale e degli investimenti, con particolare riferimento all’impatto dell’operazione sul territorio nazionale e sotto il profilo tecnologico e occupazionale, e che la strategia posta in essere non comporti lo spostamento, al di fuori dei confini nazionali, di funzioni di gestione e di sicurezza tali da compromettere la sicurezza nazionale e la continuità dei servizi”.
Vimpelcom e Hutchinson Whampoa hanno deciso di dare il via alla fusione fra Wind e 3 Italia lo scorso 6 agosto. La futura società sarà guidata da Maximo Ibarra, attuale ceo di Wind, e la joint venture – come previsto – sarà partitetica (50/50).
3 Italia porta in dote da parte della casa madre Hutchison 200 milioni di “cash”, mentre Vimpelcom apporta Wind con il suo debito attuale (10,1 miliardi nel secondo trimestre 2015), ma l’azienda ha un valore maggiore per ricavi e cash flow. L’azienda ha però L’Ad di Vimpelcom ha sottolineato che dalla fusione, a pieno regime, sono attese 700 milioni di sinergie annuali sui costi, il 90% atteso dal terzo anno post-chiusura dell’esercizio; oltre 5 miliardi di euro di sinergie di costo NPV previsto, al netto degli oneri di integrazione. E’ stato calcolato un rapporto 4,9x Debito netto/ Ebitda alla firma dell’accordo, e un rapido deleverage nei prossimi 3 anni con l’obiettivo di arrivare a 3x.
Dopo l’operazione, precisano i vertici, “non ci saranno altri contributi cash”. Gli accordi prevedono inoltre un lock up di un anno, durante il quale nessuno potrà scendere sotto il 50% mentre dopo tre anni i soci possono appellarsi a un meccanismo di “acquisto/vendita”.