Avanti tutta verso l’assicurazione digitale. Questa la linea di Rbm Salute, gruppo assicurativo con oltre 4 milioni di clienti in Italia. Dopo aver siglato a fine luglio l’accordo commerciale con iHealth, produttore internazionale di dispositivi medicali wireless e bluetooth che, collegati allo smartphone, consentono il monitoraggio dello stato di salute di chi li indossa, la società si avvia a piazzare sul mercato la sua nuova linea di polizze “Servizio sanitario personale”. Proprio attraverso le nuove tecnologie, in particolare i tracker e i wearable device, sarà possibile offrire ai clienti un’assicurazione flessibile e personalizzata. Il lancio ufficiale dei prodotti avverrà a ottobre. Marco Vecchietti, Consigliere delegato di Rbm salute, anticipa a Corcom le strategie del gruppo.
Come funzionano queste polizze che vi apprestate a lanciare sul mercato e in che modo si differenziano dalle vecchie?
Si tratta di una linea di prodotti completamente basati sul concetto di digital insurance, interconnessi a strumenti di mobile health, ossia dispositivi mobili e tecnologie multicanale, quali cellulare, smartphones, dispositivi di monitoraggio dei pazienti, personal digital assistant e altri apparecchi wireless. Attraverso questi device sarà possibile tracciare i parametri vitali e l’attività fisica del cliente e offrire sconti sul premio assicurativo a chi adotta un buono stile di vita. È un modello di servizio completamente nuovo.
Come sta cambiando il ruolo delle nuove tecnologie nel mercato delle assicurazioni?
Da qui ai prossimi anni non si utilizzeranno più le nuove tecnologie solo come strumenti di gestione dei contratti, ma anche come leve per promuovere la salute dell’assicurato. Chi condivide i propri parametri vitali con la sua assicurazione è invogliato ad adottare un regime più sano anche perché così può beneficiare di riduzioni sul premio assicurativo.
Grazie all’accordo con iHealth la vostra offerta prevede già, in alcuni casi, la distribuzione di tracker per clienti che sottoscrivono determinate polizze. Il mercato italiano come sta accogliendo questi nuovi dispositivi?
Entro la fine dell’anno contiamo di vendere circa 1.500 polizze con dotazione di tracker attraverso il canale bancassicurativo. Abbiamo già una serie di accordi con alcuni istituti di credito, come Unicredit e le bcc, che distribuiscono i nostri prodotti del ramo salute. Quanto all’accoglienza da parte del mercato, constatiamo che coloro i quali sono abituati a interagire con la nostra compagnia attraverso gli smartphone sono i più propensi a utilizzare i tracker e a condividere i loro parametri vitali.
Recentemente avete partecipato alla prima riunione del tavolo di lavoro, istituito dal Ministero della Salute, sulla mobile health. Che cosa chiedete al Ministro Lorenzin?
Il focus del nostro contributo è far presente che il tema della mobile health è fondamentale anche per il settore della sanità integrativa, non solo di quella pubblica. Nell’ultimo incontro, abbiamo chiesto al ministro di includere all’interno del tavolo di lavoro una sessione importante che riguardi le assicurazioni.
Quali sono i nodi da sciogliere?
Serve un quadro regolatorio chiaro, poiché l’utilizzo dei wearable device ha delle implicazioni in materia di privacy. È necessario favorire l’interscambio di dati tra sistema sanitario pubblico e privato perché in questo modo, condividendo le informazioni, si possono generare risparmi di costo notevoli per lo Stato.