EDITORIA

E-book in crisi, “rinasce” la carta. Ma la rivoluzione digitale non è finita

Negli Usa i consumatori riscoprono la libreria sotto casa e gli editori investono nella distribuzione veloce e negli approcci data-driven. Ma lo smartphone potrebbe trasformarsi nella nuova frontiera per l’industria dei libri

Pubblicato il 23 Set 2015

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Gli e-book decreteranno la fine per i libri stampati? Non sembra una prospettiva plausibile nell’immediato futuro, nonostante i timori dell’editoria tradizionale che ha assistito, soprattutto su alcuni mercati (come gli Stati Uniti), a una significativa migrazione dei lettori verso i supporti digitali. Sull’onda dell’entusiasmo le vendite di e-book sono balzate del 1.260% tra il 2008 e il 2010, mentre le vendite dei libri di carta accusavano il colpo, molte librerie tradizionali chiudevano di fronte all’avanzata degli store online, e autori e editori temevano una forte erosione dei profitti. “Qualche anno fa erano tutti convinti che l’editoria avrebbe seguito lo stesso percorso della musica, sarebbe diventata un business digitale”, dice Len Vlahos, ex direttore esecutivo del Book Industry Study Group, ente di ricerca no-profit americano che studia l’industria editoriale.

Oggi il quadro appare ben diverso, come sottolinea il New York Times. Il 2015 doveva essere l’anno, secondo le previsioni degli analisti, in cui gli e-book avrebbero superato i libri stampati negli Stati Uniti. Questo non solo non è accaduto, ma le vendite digitali registrano un netto calo: -10% nei primi sei mesi dell’anno secondo la Association of American Publishers. I titoli in digitale rappresentano circa il 20% del mercato, come qualche anno fa: la crescita si è fermata.

Il mercato si è assestato in base a diverse abitudini di consumo. Chi ama i libri ha “riscoperto” il cartaceo o è diventato un lettore “ibrido”: a volte sceglie l’e-book a volte il libro di carta. E l’industria dell’editoria, benché non immune dalle trasformazioni tecnologiche, non sembra destinata a quei cambiamenti rivoluzionari che hanno interessato altri media, come la musica. Servizi online di abbonamento a e-book, simili a Netflix nel video o Pandora nella musica, non sono decollati, le vendite di e-reader sono in calo, sostituiti da smartphone e tablet, e persino i nativi digitali preferiscono leggere su carta, nota il NYTimes. Cominciano a risorgere persino le librerie indipendenti: la American Booksellers Association conta quest’anno 1.712 membri in 2.227 location, contro i 1.410 membri in 1.660 location cinque anni fa.

Anche gli editori ritrovano linfa per il loro business tradizionale e investono in infrastrutture per la stampa dei libri e la distribuzione. Hachette, per esempio, ha allargato il suo magazzino in Indiana e Simon & Schuster sta ampliando il suo centro distribuzione nel New Jersey. Penguin Random House ha investito quasi 100 milioni di dollari per ingrandire i suoi magazzini e rendere la distribuzione più veloce. “Dicevano che il libro di carta sarebbe morto. Ma ancora tra 50-100 anni i libri cartacei saranno una parte consistente del nostro business”, ha affermato Markus Dohle, Ceo di Penguin Random House. I libri stampati rappresentano più del 70% delle vendite di questo editore negli Usa. Grazie alla distribuzione veloce, Penguin, come Harper-Collins, permette alle librerie indipendenti e più piccole di ordinare pochi libri per volta e riempire nuovamente gli scaffali al bisogno in non più di due giorni, riducendo la percentuale di invenduto.

Penguin Random House ha anche sviluppato un approccio data-driven per la gestione delle scorte dei clienti maggiori, con una strategia simile a quella adottata da aziende di altri settori, per esempio Procter & Gamble per i prodotti per la casa. Grazie alla raccolta e analisi intelligente dei dati, l’editore traccia più di 10 milioni di informazioni sulle vendite ogni giorno e ne ricava indicazioni mirate su quali titoli ordinare per le librerie clienti, basate sull’andamento passato delle vendite e altri parametri.

Il “ritorno” del libro stampato è andato di pari passo con la perdita di appeal dei device per la lettura dei libri digitali. Il successo degli e-reader è stato massimo nel 2008 e negli anni immediatamente seguenti, in concomitanza col lancio di Kindle da parte di Amazon, cui hanno fatto seguito altri device popolari come quello di Kobo e Nook di Barnes & Noble. Ma dopo una prima fase caratterizzata da tassi di crescita delle vendite a due e tre cifre, gli e-reader hanno smesso di affascinare il pubblico, migrato stabilmente verso smartphone e tablet che offrono ormai ogni genere di funzionalità. L’anno scorso negli Usa sono stati venduti circa 12 milioni di e-reader, contro i 20 milioni venduti nel 2011, rivela Forrester Research, e la quota di persone che legge libri principalmente sugli e-reader è scesa al 32% nel 2015 dal 50% del 2012, evidenzia un sondaggio di Nielsen.

Anche l’aumento del prezzo degli e-book ha giocato un ruolo nel mettere un freno al boom del supporto digitale. L’anno scorso molti editori hanno rinegoziato i termini degli accordi con Amazon e hanno ottenuto di poter fissare autonomamente i prezzi dei loro e-book, che sono di conseguenza diventati in molti casi più cari. Se il prezzo è di 13 dollari sia per un libro digitale che per un tascabile, i consumatori spesso preferiscono quest’ultimo, osserva il NYTimes. Non a caso le vendite dei libri di carta in formato paperback sono cresciute dell’8,4% nei primi cinque mesi del 2015, rivela l’Association of American Publishers.

Questo non vuol dire he la rivoluzione digitale non riguardi più i libri, ma solo che il panorama è molto variegato. Lo smartphone può diventare un nuovo supporto, soprattutto con i nuovi modelli con schermo grande. Anche il nuovo tablet super-economico di Amazon (50 dollari) può rivitalizzare le vendite di e-book. Ad Amazon (che negli Usa controlla circa il 65% del mercato e-book) le vendite di libri digitali hanno sempre continuato a crescere, sottolinea Russell Grandinetti, senior vice president di Kindle. Ci sono poi tutti i libri digitali che sfuggono alle stime delle associazioni di settore, perché di editori indipendenti o di autori che si auto-pubblicano su Internet e che vendono i loro titoli anche a un solo dollaro. E’ una fetta di mercato ancora non gigantesca, ma di cui occorrerà tener conto e che potrebbe crescere rapidamente. Il mondo cambia troppo velocemente per decretare che la rivoluzione digitale nell’editoria è finita, conferma Carolyn Reidy, presidente e Ceo di Simon & Schuster: “Forse è solo una pausa. Potremmo anche aspettarci che le nuove generazioni leggeranno i libri solo sugli smartphone“.

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