LA VERTENZA

Alcatel-Lucent, i sindacati: “Al ministero nulla di fatto sui 23 esuberi”

Roberta Turi segretario nazionale Fiom-Cgil: “Via alla mobilitazione. Gravissimo l’atteggiamento dell’azienda. Chiederemo l’intervento del Governo per sbloccare la situazione”. Tavolo aggiornato al primo ottobre

Pubblicato il 23 Set 2015

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Fumata nera al primo incontro al ministero del Lavoro sulla procedura di licenziamento avviata da Alcatel-Lucent nei confronti di 23 lavoratori. “La procedura – si legge in una nota della Fiom-Cgil – coinvolge gli addetti ancora in cassa integrazione per i quali la multinazionale delle telecomunicazioni rifiuta di prorogare l’utilizzo di strumenti alternativi ai licenziamenti. L’incontro, dopo una lunga discussione, è stato riaggiornato al primo di ottobre, ultimo giorno della procedura, ma le posizioni tra le parti sono rimaste distanti. Domani si terranno le assemblee nei luoghi di lavoro e si decideranno le iniziative di mobilitazione da intraprendere nei prossimi giorni”.

“E’ gravissimo l’atteggiamento dell’azienda, con la quale, negli anni scorsi, il sindacato ha gestito in maniera condivisa processi di ristrutturazione molto più ampi e complessi – afferma Roberta Turi, segretario nazionale Fiom-Cgil – Nelle prossime ore manderemo unitariamente una lettera ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico e alla presidenza del Consiglio per chiedere un intervento deciso sulla multinazionale che, tra l’altro, vorrebbe usufruire di finanziamenti pubblici. Chi licenzia non può ricevere incentivi”.

“Mentre il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico Antonello Giacomelli – prosegue Turi – annuncia che i primi bandi del nuovo piano della banda ultra larga partiranno entro l’anno e si finiscono di spendere le risorse dei vecchi bandi, le aziende di telecomunicazioni procedono con i licenziamenti in maniera unilaterale come mai prima d’ora. Questo è accaduto di recente in Nokia, in Ericsson, e rischia di accadere in Alcatel-Lucent se la posizione dell’azienda non cambierà”.

“È venuto il momento – conclude – che il Governo si interroghi rispetto all’impatto sull’occupazione che il piano strategico banda ultralarga sta determinando. Non è sufficiente far ripartire gli investimenti, è necessario che questi vengano legati a benefici concreti sull’occupazione, in termini quantitativi e qualitativi. Al momento sta accadendo esattamente l’opposto e questo non è accettabile”.

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