Il mercato mondiale delle soluzioni per il network management ha
subito un duro colpo nel 2009. La crisi ha pesato sugli
investimenti da parte delle telco nelle nuove reti e di conseguenza
sulle revenues degli operatori. Secondo i dati appena resi noti
dalla società Analysys Mason, il giro d’affari 2009 è stato
pari a 3mila miliardi di euro, l’8% in meno rispetto ai 3,1 del
2008, il doppio di quanto messo in preventivo (la stima era del
-4%).
Ericsson continua a mantenere la pole position con una quota di
mercato del 22%, seguita da Alcatel-Lucent (18%), Huawei (che con
il 17% ha scalzato Nsn ed è a un passo da Alu), Nokia Siemens
Networks (14%) e, a distanza, da Cisco (7%). I cinque operatori, da
soli, detengono l’83% del mercato.
Numerose le ragioni del declino. Ad influenzare maggiormente i
risultati è stata la contrazione degli investimenti nelle
infrastrutture di rete da parte degli operatori di Tlc, sempre più
pressati dall’esigenza di ridurre i costi operativi: non solo è
calato il numero delle commesse ma anche quelle avviate hanno
subito un ritocco al ribasso sul valore economico. A pesare anche
lo spezzatino di Nortel, a seguito della bancarotta, che ha sortito
la cessione degli asset Cdma/Lte, Gsm e Methro Ethernet (anche se
gli effetti reali sul mercato si vedranno nel 2010, sostengono gli
analisti).
A livello regionale, le revenue si sono contratte maggiormente in
Nord America e Europa dell’Ovest mentre ha tenuto
l’Asia-Pacifico. Non a caso gli unici due operatori a registrare
risultati positivi sono Zte e Huawei le cui commesse sono cresciute
in particolare nel mercato cinese.
A trainare gli investimenti da parte delle telco è in particolare
il crescente traffico dati sulle reti mobili che spinge gli
operatori a rafforzare il backhaul e più in generale a dotarsi di
tecnologie in grado di garantire una più ampia quantità di
traffico dati. Si investe inoltre in nome della convergenza
fisso-mobile resa possibile attraverso i network Ip.