Riprendono gli investimenti IT. A dirlo il Rapporto Assinform 2010,
presentato oggi a Milano, secondo cui, dopo il pesante calo di
-8,1% nel 2009, nel primo trimestre del 2010 in Italia si rilevano
i primi segnali di ripresa della domanda. Per la fine del 2010
l'associazione prevede una crescita dello 0,2%, per un valore
totale di circa 43,2 miliardi di euro.
Il decremento di – 2,9% a fine marzo segnala, infatti, un
recupero di quattro percentuali rispetto al -6,8% registrato nello
stesso periodo del 2009. La tendenza alla ripresa degli
investimenti IT è confermata dall’indagine congiunturale
Assinform – realizzata ad aprile – che ha rilevato come, per il 40%
delle imprese informatiche, l’andamento degli ordinativi sia
migliorato o molto migliorato (mentre a febbraio 2009 le imprese
che davano gli ordini in miglioramento non erano più del 19%); che
gli stessi budget IT delle aziende-clienti, risultano in crescita
per il 22%, nel caso della spesa corrente (17,8% l’anno prima), e
soprattutto, per quanto riguarda gli investimenti per nuovi
progetti, ben il 54% delle imprese intende svilupparne di nuovi,
contro il 20% dell’anno prima. Tuttavia il miglioramento degli
ordinativi sembra essere a vantaggio soprattutto delle imprese IT
di dimensione maggiore, mentre il 40,9% delle piccole e il 50%
delle medie valuta l’andamento degli ordinativi in
peggioramento.
Sul fronte dell’occupazione le rilevazioni Assinform indicano per
i lavoratori dipendenti una situazione di relativa stabilità (dal
64,9% al 70,2% ), che tuttavia non riguarda le medie aziende IT
comprese tra 50 e 249 addetti, in cui, rispetto a febbraio 2009, si
segnala un peggioramento . Ancor più negative appaiono le
rilevazioni sui consulenti, dove le percentuali di risposte che
indicano un peggioramento sono rilevanti sia nelle medie aziende IT
(50%) che nelle grandi (61.2%).
D’altro canto il Rapporto Assinform evidenzia come i tagli sulla
spesa It, che nel 2009 sono stati complessivamente dell’ordine di
– 8,1% (+ 0.8% nel 2008), facendo scendere il volume del mercato a
18.686 milioni di euro (20.343 mln nel 2008), abbiano interessato
in modo consistente tutti i settori dell’economia italiana.
Rispetto all’anno precedente il mercato IT del segmento industria
è calato del – 9,5% (+1,8% nel 2008), quello delle banche del
-10,4% (1,2%), delle Tlc e media del -9,4% (-2,1%), del mercato
consumer del -6,2% (+4,4%), dei trasporti del -7,7% (-1,4%), della
distribuzione e dei servizi del -7,5% (+1,3%).
Particolarmente preoccupante la situazione della Pa, già da alcuni
anni interessata da un processo di decrescita degli investimenti in
IT, che si riflette nei ritardi del processo di modernizzazione,
nella difficoltà a far decollare i servizi digitali e a trovare
più elevati standard di efficienza. Nel 2009 la spesa IT ha subito
un calo di – 4,3% (-2,2% nel 2008), la Pal -5,1% (+0,7%), la
sanità -3,7% (+2,1%). Nel 2009 la spesa pubblica IT si è
attestata alla modesta cifra di 2.297 milioni di euro (è esclusa
la difesa, la cui spesa, diminuita del 9,4%, ammonta a 533 milioni
di euro).
Il confronto con l’estero indica come nel 2009 il gap tecnologico
italiano si sia notevolmente approfondito rispetto ai principali
paesi. Il mercato IT italiano si è contratto di più del mercato
mondiale (-5,4%) e dei mercati dei paesi con cui competiamo: Usa
-6,1%, UK -6,7%, Germania -4,5%, Francia – 3,4%. Hanno fatto
peggio di noi solo la Spagna a -9,1% e il Giappone a -8,7%. Oggi
siamo invece ultimi nella classifica sull’intensità di spesa IT.
Con un rapporto spesa IT/Pil pari a 1,9% e spesa IT/procapite pari
a 316 $, siamo dietro a Usa (4,0% e 1411$) Giappone (2,3%, 838$),
Germania (3,4%, 880$), Regno Unito (3,3%, 972$), Francia (3,4%,
856$), Spagna (2,0%, 316$).
“Oltre la buona notizia sulla ripresa della domanda, il fatto
rilevante è che la spinta maggiore deriva da investimenti in nuovi
progetti IT da parte di aziende manifatturiere e dei servizi –
spiega il presidente di Assinform, Paolo Angelucci -. Si tratta,
ben inteso, di un fenomeno ancora molto fragile, che riguarda
prevalentemente le imprese di medie dimensioni, più aperte ai
mercati esteri. Tuttavia evidenzia un cambio di strategia: numerose
aziende italiane ormai considerano l’IT non solo come strumento
per ridurre i costi aziendali, ma soprattutto come investimento
chiave per riavviare e consolidare il percorso di crescita. Le
cattive notizie riguardano il peggioramento dell’occupazione nel
settore IT, soprattutto per consulenti e lavoratori indipendenti,
riflesso dei forti tagli operati sulla spesa in informatica nel
2009 da tutti i settori dell’economia italiana; la continua
discesa degli investimenti in It della PA, che pesa negativamente
sul processo di modernizzazione; l’approfondimento del nostro gap
tecnologico con l’estero, che ci porta a essere ultimi fra i
principali paesi nella spesa in Information Technology,
penalizzandoci sul piano della competitività”.
“Se ormai è diffusa la convinzione che il Paese ha bisogno di
ritrovare in fretta la via della crescita – spiega Angelucci –
bisogna essere altrettanto consapevoli che l’accelerazione può
avvenire solo dagli investimenti in Information Technology,
puntando su progetti mirati all’efficienza e allo sviluppo delle
capacità di business delle imprese. Molte aziende del Made in
Italy lo hanno capito. Assinform sta cercando di fare la sua parte
per sostenere l’innovazione. Da un lato lavoriamo per la
qualificazione e lo sviluppo dell’offerta promuovendo la
capitalizzazione delle imprese IT, dall’altro, grazie al recente
accordo con Banca Intesa e Mediocredito Italiano, che ha portato
alla disponibilità di un plafond da un miliardo di euro, vengono
sostenute le aziende manifatturiere e dei servizi che vogliono
investire in nuovi progetti IT”.
“Gli investimenti informatici sono cruciali anche per lo Stato
perciò chiediamo al Governo e al Parlamento di adottare anche per
la PA la logica dei cosiddetti tagli intelligenti sulle spese
improduttive. In un periodo così drammatico sul fronte dei conti
pubblici, appare miope continuare a tagliare indistintamente la
spesa in IT, quando si tratta di un investimento indispensabile
proprio per tenere sotto controllo la stessa spesa pubblica,
migliorare l’efficacia della PA e sviluppare i nuovi servizi
digitali per imprese e cittadini – conclude -. Né lo Stato può
rinunciare al ruolo di fattore di stimolo della crescita, che oggi
significa mettere al centro della politica economica il sostegno
all’innovazione. Su questo fronte è fondamentale poter contare
su tempi rapidi e impegni certi per programmi come Industria 2015
per l’IT, come i progetti per l’e-government e per l’
infrastrutturazione digitale del Paese”.