“Il tentativo è quello di portare nelle nostre aziende un percorso di digitalizzazione per un nuovo percorso produttivo. Sono certo che ce la faremo”: lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, rispondendo al question time alla Camera. “Ciò che il governo sta facendo – ha aggiunto – è approccio onnicomprensivo che tenga insieme non solo industria 4.0, ma partendo da essa attuare tutte le parti collegate: banda larga, competenza per applicare l’alternanza scuola-lavoro, canalizzazione delle risorse”.
Dopo aver lavorato per un anno e mezzo al “salvataggio dell’industria manifatturiera italiana”, ora “il passaggio successivo è quello di definire e declinare i nuovi paradigmi dell’investimento in Italia”, ha poi spiegato il premier. Inoltre, Renzi ha citato il “tentativo di portare nelle nostre aziende un percorso di digitalizzazione che non si limiti ad usare gli strumenti informatici ma sia capace di definire un nuovo processo produttivo”.
Lo smart manifacturing sta vivendo in Italia in momento di fermento. Le imprese Italiane hanno iniziato a investire in tecnologie come Internet of Things, Big Data e Cloud computing, sistemi di produzione automatizzati (Advanced automation), dispositivi wearable e nuove interfacce uomo/macchina (Advanced Human Machine Interface) o stampa 3D (Additive manufacturing). Elementi che indicano con chiarezza il fatto che in Italia è ormai scattata l’ora della quarta Rivoluzione industriale, quella caratterizzata dall’innovazione digitale nei processi dell’industria, che rappresenta la chiave per la competitività del comparto manifatturiero del futuro.
Il quadro lo traccia la prima ricerca dell’osservatorio Smart Manifacturing della School of management del Politecnico di Milano, che ha individuato 135 aplicazioni attualmente già adottare da 43 aziende manifatturiere nel nostro Paese. Lo studio è stato presentato questa mattina nel corso del convegno “La competitività della manifattura passa dal digitale” che si è tenuto nell’arteneo milanese.
L’accelerazione italiana però rimane meno decisa rispetto a quella che si sta registrando in altri Paesi, frenata da ostacoli di contesto, culturali, organizzativi e dalla capacità di offerta, in uno scenario internazionale in cui diversi Governi hanno già varato piani per la digitalizzazione del comparto. L’Italia, che è il secondo Paese manifatturiero d’Europa, ha bisogno – secondo quanto emerge dalla ricerca – di un programma nazionale dedicato per lo meno vicino a quello sviluppato In Germania: “un programma – si legge in una nota del Polimi – di cui si inizia a parlare solo ora e la cui assenza è stata solo in parte mitigata da progetti di ricerca di stampo consortile sviluppatisi dal basso”.
“Lo Smart Manufacturing è la strada fondamentale per il rilancio dell’industria italiana – dice Alessandro Perego, co-responsabile scientifico dell’osservatorio Smart Manufacturing – perché consente di far lavorare in modo più intelligente e ‘connesso’ le risorse dei processi industriali, portando efficienza, velocità e flessibilità, elementi di cui le imprese manufatturiere hanno bisogno per recuperare competitività. A più alto livello, consente di innovare il modo di produrre ed anche i prodotti stessi. L’Italia deve comprendere a fondo questo paradigma per farne una freccia al proprio arco”.