Nell’ultimo decennio si è assistito ad un ciclo ed ad una geopolitica dell’innovazione in cui i due momenti di “cambiamento propulsivo” e “disruption” sono andati ad esercitare i loro effetti in contesti geograficamente diversi. Gli effetti benefici del “cambiamento propulsivo” con la nascita di nuovi soggetti portatori di nuovi modelli di business hanno avuto come epicentro gli Stati Uniti e la Silicon Valley, mentre la “disruption” ovvero il sostanziale ridimensionamento delle imprese ““tradizionali” ha invece principalmente riguardato Europa e Italia.
Nei servizi digitali la geografia dei vincitori e dei vinti ha quindi separato due fenomeni che tipicamente rappresentano uno la concausa dell’altro. E non a caso si parla di “creative destruction”.
Recuperare una leadership tecnologica e di mercato consolidatesi nel corso del tempo non sarà facile e richiederà del tempo. I nuovi modelli di business continueranno verosimilmente, almeno nel prossimo futuro, ad emergere in prevalenza dall’altro lato dell’Atlantico. Europa e Italia devono però far di più in termini di adozione rapida ed efficace dei nuovi paradigmi. Oggi la trasformazione digitale investe la stragrande maggioranza dei settori industriali, dai trasporti alla sanità, dalle automobili fino all’abbigliamento. Le imprese che frenano o che comunque ritardano l’adozione dei nuovi modelli di business sono destinate a soccombere.
Si pensi ad esempio a quello che sta avvenendo nel comparto televisivo: se internet si è oggi affermata come la principale piattaforma più efficace per veicolare e usufruire dei contenuti audiovisivi è bene muoversi immediatamente anche in quella direzione. E questo fortunatamente è quello che sta avvenendo…
Il ruolo delle imprese di telecomunicazioni o più in generale dell’imprese del comparto ICT è proprio quello di accompagnare e guidare con decisione e professionalità le imprese e le amministrazioni pubbliche italiane verso i nuovi modelli digitali, che possono contribuire con efficacia a migliorare la vita di tutti noi.