La crisi della rappresentanza si ripropone oggi in tutta la sua attualità, come evidenzia Giuseppe De Rita nel suo articolo di lunedì sul Corriere della Sera. In una società che Zygmunt Bauman riconosce “sempre più liquida”, dove gli attori e i ruoli si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, prevale la disintermediazione e con essa la dissoluzione di luoghi e organizzazioni tradizionali di tutela interessi collettivi. Se è vero che la rappresentanza è figlia del conflitto, ma che allo stesso tempo è in crisi, si può credere che situazioni conflittuali non siano più presenti nel tessuto sociale. Ma così non è.
Sfaldatosi il sistema classico di rappresentanza, le tante “solitudini” sociali sono infatti in balia del “più forte”.
In una società dominata da soggetti forti (pensiamo ai Padroni della Rete come Google), dove il “gigante mercato”, se non regolato, tende a fagocitare il “solitario utente”, ci si accorge di quanto vivo sia il bisogno di salvaguardare gli interessi dei più deboli, consumatori e piccoli operatori.
Ciò per evitare la disgregazione sociale e la “rivolta” di chi si sentisse abbandonato, ma anche per impedire che il mercato stesso, non più ordinato, entri in crisi.
Pensiamo a settori come i servizi bancari e finanziari, le telecomunicazioni, l’energia o ai trasporti dove prevalgono le asimmetrie informative e la tutela dei consumatori è essenziale.
In piena crisi della rappresentanza, le istituzioni pubbliche sono essenziali per mantenere l’equilibrio dei mercati, garantire l’ordinato svolgimento delle attività economiche e della vita sociale.
Un ruolo decisivo e per certi versi unico lo svolgono le Autorità amministrative indipendenti che presidiano diritti e interessi collettivi di rilevanza costituzionale in settori strategici.
Esse esercitano quel “potere neutro”, indifferente agli interessi di parte e, dunque, lontano dalla logica della rappresentanza ma che tutela gli interessi deboli. Tutela un tempo appannaggio di quelle agenzie rappresentative ora in crisi.
Le Autorità indipendenti, infatti, sono “rappresentante” senza esserlo… difendono i colori senza indossare una casacca! Sono “arbitro”, terzo e indipendente, in questo nuovo contesto sociale che di per sé supplisce alla crisi della rappresentanza. È la ricerca di quell’equilibrio del mercato che porta naturalmente a tutelare soggetti più deboli, senza soffocare le potenzialità di sviluppo economico.
Alla “rappresentanza degli interessi” dove i rappresentanti agiscono nell’interesse esclusivo dei rappresentati, si sostituisce il concetto più ampio di “tutela istituzionale disinteressata”. Questo perché si è passati da una società di pochi e stabili interessi a un contesto sociale di interessi polverizzati, tanti e tali da mettere in crisi il modello classico di rappresentanza.
Come dimostra una indagine Doxa di qualche mese fa sulle liberalizzazioni in Italia, autorità indipendenti, forti ed autorevoli, stanno aprendo i mercati e impedendo abusi nei confronti del consumatore. In esse il consumatore ha fiducia.
Le authorities vigilano sui processi, affinché il mercato trovi la propria corretta “dimensione”.
Garantendo, ad esempio, il principio del consenso espresso, dell’opt-in rispetto ad ogni modifica importante delle condizioni contrattuali, così che il consumatore ha il diritto di autodeterminarsi.
Pensiamo ai contratti a distanza, alla bolletta 2.0, ai servizi premium non richiesti, alle variazioni tariffarie.
Ma anche al livello dei prezzi, al cambio di operatore e alla number portability nella telefonia fissa e mobile.
Nel mondo digitale, dove l’evoluzione tecnologica porta con sé enormi opportunità, ma anche il “rischio isolamento” per quei consumatori che vivono in zone periferiche o remote. Occorre garantire il servizio universale che va mantenuto ma al tempo stesso adattato all’evoluzione delle tecnologie digitali.
Il cittadino utente ha infatti diritto ad un set di servizi dovunque esso si collochi nel territorio nazionale, anche nelle regioni più remote. In particolare, ad un adeguato accesso alla rete. Lo ha ribadito la Dichiarazione dei diritti in Internet adottata il 14 luglio scorso dalla Commissione della Camera dei Deputati.
È chiaro, dunque, che in un sistema economico globale e aperto alla concorrenza vi è, come ci ricorda Sabino Cassese, la necessità di regole e istituzioni indipendenti che garantiscano il corretto funzionamento del mercato e la tutela imparziale degli interessi pubblici prevalenti.
Questo vale ancor più ora che la rappresentanza degli interessi è stata messa in crisi e delegittimata. In attesa che una rappresentanza della società liquida in qualche modo si riformi e torni a tutelare i soggetti più deboli.