Mazzocchini: “La banda ultralarga nelle case? La portiamo con il 5G”

Nokia Networks spinge sulla nuova generazione mobile e fissa al 2020 il battesimo della prima rete commerciale al mondo in concomitanza con gli Europei di calcio, in anticipo sulla roadmap del Giappone. L’Ad: “L’Italia può giocare un ruolo importante”

Pubblicato il 09 Ott 2015

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Riportare l’Europa alla leadership nelle tecnologie mobili. E dare vita a quell’ecosistema di innovazione necessario a garantire la competitività e la sostenibilità per le imprese. Questi gli obiettivi alla base della strategia 5G portata avanti da Nokia Networks. Una strategia che fa leva su un percorso articolato di progetti e iniziative votate a spingere la standardizzazione e il lancio commerciale della quinta generazione mobile in anticipo rispetto al Giappone. “Puntiamo a battezzare nel 2020, in concomitanza con gli Europei di Calcio, la prima rete commerciale 5G al mondo in contemporanea in 13 Paesi”, annuncia Massimo Mazzocchini, country director di Nokia Networks Italy. “E per farlo – continua – abbiamo in cantiere tutta una serie di nuovi servizi e prodotti che serviranno a incrementare man mano le potenzialità del 4G, l’enabler fondamentale della nuova generazione mobile, per arrivare pronti al traguardo”.

Mazzocchini, per il 5G bisognerà dunque aspettare il 2020. Perché questa “corsa” già da ora e prima ancora che il 4G si affermi a livello di mass market?

Le giuste decisioni sono importanti per il futuro e vanno prese a partire da oggi, per almeno due ragioni: la prima è che se l’Europa vuole recuperare la leadership deve lavorarci sin da ora e la seconda è che il 5G è che la quinta generazione mobile è una tecnologia differente rispetto alle generazioni precedenti.

In che senso?

Il 5G è un “sistema di sistemi” radio e per questa ragione è necessaria una roadmap puntuale per rendere possibile l’aggregazione delle risorse e per disporre di una copertura al 100%, condizione sine qua non per sostenere lo sviluppo di innovazioni quali la self driving car o l’Internet of things. Il ruolo del 4G dunque è fondamentale, perché è la base di partenza e di evoluzione per arrivare alla quinta generazione. Il 5G ha bisogno di solide fondamenta a partire da una rete 4G ben sviluppata.

E non è più possibile pensare ad una struttura di rete “tradizionale”. La rete deve adattarsi in tempo reale al servizio richiesto sfruttando il miglior sistema radio – dall’Lte al wi-fi – deve avere tempi di risposta immediati e una bassissima latenza. Quindi sarà un sistema “flessibile” e potentissimo: permetterà di raggiungere fino a 10GBps quando necessario, fino a 100 MBps al terminale e 1 ms di latenza per applicazioni critiche.

In Asia e America la diffusione del 4G è molto più rapida. Come farà l’Europa a recuperare il terreno e addirittura a battere sul tempo gli altri con il 5G?

Si è vero, gli altri stanno procedendo più velocemente, ed è per questa ragione che abbiamo deciso di lanciare il programma Winning Europe: si tratta di un’iniziativa che mira a riportare l’Europa alla leadership tecnologica già sul 4G e verso il 5G. E non riguarderà solo il mondo Ict. La rivoluzione riguarderà l’economia tutta: stimiamo che al 2025 ci saranno qualcosa come 50 miliardi di oggetti connessi alla rete mobile e che gran parte della popolazione umana sarà interconnessa. Quindi qualsiasi settore sarà toccato dalla connettività e saranno le tecnologie mobili a fare la parte del leone. Bisogna dunque lavorare affinché tutto l’ecosistema si muova guardando al 2020 come a un obiettivo comune. Nokia Networks sta lavorando molto in questa direzione e confidiamo di poter arrivare al traguardo pronti con una rete commerciale anticipando il Giappone, che ha fissato allo stesso anno l’accensione di un sistema pre-commerciale. La standardizzazione del 5G inizierà già l’anno prossimo e riguardo alla rete per gli Europei di Calcio la fattibilità tecnica c’è ed anche tutto il tempo.

Per arrivare all’obiettivo 2020 c’è bisogno dello sforzo di tutti. In Italia come siamo messi?

La visione comune è determinante e sarà necessaria una forte interazione soprattutto con i regolatori per gestire la questione della corretta allocazione delle frequenze. L’Italia in tal senso sta procedendo molto bene: l’allocazione della banda L è già un buon passo. Non solo: l’Italia può giocare davvero una partita importante se si considera che ad oggi la media di copertura dell’Lte, pari all’88%, è ben più alta di quella della media europea che si attesta attorno al 70%. E se è vero che al contrario la quantità di connessioni non è allo stesso livello, anzi marciamo al di sotto della media Ue, abbiamo tutto il tempo per recuperare su questo fronte.

Fra gli annunci recenti c’è la disponibilità, dal 2017, di soluzioni 5G-ready per portare la banda ultralarga nelle abitazioni dove non arriva la fibra. Di cosa si tratta esattamente?

Abbiamo individuato il mondo di implementare la soluzione 5G-ready in zone vicine alla fibra ma senza la connettività dell’ultimo miglio. Si utilizzano punti radio compatibili da installare ad esempio su infrastrutture esistenti quali lampioni della luce per supportare l’ultimo tratto verso l’utente finale garantendo almeno 1Gbps per abitazione. Le sperimentazioni inizieranno l’anno prossimo e puntiamo alla disponibilità commerciale nel 2017. E il software sarà facilmente aggiornabile al 5G definitivo una volta che gli standard saranno completamente definiti e stabiliti.

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