SCENARI

Mercato unico digitale leva per sollevare l’Italia

Il nostro Paese cresce poco nell’uso delle tecnologie digitali, soprattutto nello sviluppo delle connessioni ultrabroadband. Forse uno choc esterno potrà essere utile. La rubrica di Nicola D’Angelo

Pubblicato il 09 Ott 2015

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L’Europa e la sua rivoluzione digitale. Sembra solo il titolo di un bel saggio ed invece dietro si cela un’ambizione ben pensata. In sé l’idea dell’Unione europea di aprire ai propri cittadini le tante opportunità digitali potrebbe infatti dire poco se non ci fosse uno strumento per realizzarla.

E’ insomma la leva che può far funzionare il tutto e la leva c’è: la costituzione di un mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche. La Commissione ha reso pubblici alcuni mesi fa i piani che ha elaborato per creare questo mercato.

Nelle ultime settimane sembra che tutta la vicenda stia per subire un’accelerazione. L’obiettivo del mercato unico digitale mira ad abbattere le barriere regolamentari fino ad instaurare un unico mercato al posto dei 28 mercati nazionali ora esistenti. Un mercato unico digitale pienamente funzionante potrebbe apportare all’economia europea 415 miliardi di euro l’anno e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.

La strategia adottata comprende una serie di azioni mirate che dovranno essere attuate entro la fine dell’anno prossimo. Tre i pilastri: 1) migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; 2) creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi; 3) massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale. Una buona cosa anche per l’Italia pesantemente caratterizzata da una situazione di incertezza e arretratezza.

Il nostro paese cresce poco nell’uso delle tecnologie digitali, soprattutto nello sviluppo delle connessioni ultra broadband e non dovrebbe aver paura di una spinta. D’altra parte tra le molte cause che possono essere individuate alcune sono certamente collegate all’attitudine nazionale alla confusione e al conflitto. Forse uno “shock” esterno potrà essere utile. Aspettando Bruxelles, non sembra intanto cattiva l’idea del Governo di stanziare 1,4 miliardi in voucher per l’utenza interessata alla sviluppo della larga banda.

Meglio di tanti progetti faraonici di difficile attuazione anche sul piano comunitario. La misura inoltre ha il vantaggio di essere tecnologicamente neutrale e tende a cogliere il grande problema italiano: il costo di connessione. Si è visto in questi anni che il mancato sviluppo è dipeso in parte dal digital divide, ma soprattutto da una cultura della non indispensabilità di possedere una connessione ad internet. Cultura alimentata in passato anche dal costo praticato dai gestori.

Oggi però le offerte italiane sono tendenzialmente in linea con quelle europee, ma la crisi economica che ha colpito le famiglie fa concepire questo costo “superfluo” o tuttalpiù semplice corollario della telefonia mobile. Il paradigma é offerto da una recente notizia: si sono abbassati i costi di trasferimento da utenze adsl a quelle ultra broadband, ma laddove possibile pochi si sono trasferiti sull’offerta 100 mega.

Certo se si potesse intervenire eliminandoli totalmente e garantendo un aiuto economico alle famiglie le cose potrebbero cambiare.

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