Un mix tra Facebook, Linkedin e Tinder. Si chiama Stellup ed è la startup creata da 4 ragazzi, 2 italiani e 2 serbi, che propone di mettere in contatto gli alumni, ovvero gli ex studenti delle università. Una sfida lanciata ai social network più noti che, secondo i fondatori di Stellup, non si adattano ai gruppi di ex studenti perché difficilmente si è portati a ricercare i compagni di classe passati per nome e cognome, uno per uno.
L’idea è nata dopo gli scambi culturali, i master e le esperienze professionali che i quattro fondatori hanno fatto viaggiando tra Europa, Sud-America e Stati Uniti. Grazie all’ultimo investimento ricevuto (35mila euro nell’ultima edizione di Startup Chile), Stellup si appresta a diventare pienamente operativa entro fine mese, quando dovrebbe essere lanciata anche l’applicazione. Alcune università statunitensi ed europee si sono interessate al progetto, ma anche in Italia l’attenzione non manca. Del resto è proprio nel nostro paese che i fondatori di Stellup hanno trovato il finanziamento che ha permesso loro di lanciarsi nella fase attuativa del progetto.
“Quando siamo venuti in Italia alla ricerca di risorse, ci siamo rivolti al Luiss Enlabs di Roma, per il quale eravamo già oltre i loro criteri di ingresso nel programma di accelerazione” –racconta a CorCom Vincenzo Belpiede, co-fondatore di Stellup– “In quell’occasione abbiamo conosciuto Marco Trombetti, il proprietario del Pi-Campus dell’Eur dedicato allo sviluppo di startup. Gli è piaciuta la nostra idea e dopo 48 ore aveva deciso di finanziarla con 100mila euro. Già da ora ci si può registrare sul sito www.stellup.com”.
Stellup è ora alla ricerca di nuovi sviluppatori ed è venuta a cercarli in Europa perché, spiega Belpiede, “il rischio di trovarli nella Silicon Valley è doverli salutare dopo qualche mese perché il colosso hi-tech di turno offre stipendi irraggiungibili per una startup”. Ma il business vero e proprio di Stellup non starà nel contatto tra ex studenti universitari, che avverrà tramite interessi, esperienze professionali pregresse e geolocalizzazione, bensì nel mercato delle donazioni agli atenei. “Negli Stati Uniti le università hanno ricevuto 37 miliardi di dollari in donazioni lo scorso anno e per ogni dollaro donato perdono 30 centesimi per la gestione delle pratiche, le spese di bonifico e altri lungaggini burocratiche” –continua Belpiede– “Noi vogliamo offrire una piattaforma già pronta che gestisca le donazioni in modo rapido e sicuro”.
Una sfida piuttosto ambiziosa che dovrebbe partire dagli Usa, potenzialmente più interessati ad un servizio del genere, ma i fondatori di Stellup sono convinti che questo modello di sostegno agli atenei si svilupperà ben presto anche in Europa.