“Il risultato è che siamo tutti più sicuri”. Così Edward Snowden, attraverso Twitter, plaude alla decisione della Corte di Giustizia della Ue che ha stabilito che i singoli stati membri dell’Unione possono decidere se sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei a Facebook verso gli Stati Uniti perché gli Usa non offrono un adeguato livello di protezione dei dati personali. “Grazie, Europa”, afferma l’ex contractor della Nsa che con le sue rivelazioni ha dato il via al Datagate.
“Hai cambiato in meglio il mondo”, si congratula inoltre Snowden con l’attivista austriaco Max Schrems, che ha sollevato il caso davanti alla Corte. Sebbene la decisione della Corte non invalidi la legge Usa che consente alle agenzie di intelligence di accedere ai dati personali, la sentenza, afferma ancora Snowden, “mostra che essa non è in linea con il diritto internazionale”.
Secondo la Corte Ue gli Stati Uniti non garantiscono adeguatamente i dati dei cittadini europei. E per questa ragione il Safe Harbor della Commissione Ue, che risale al 26 luglio del 2000, è invalidato. Il provvedimento ha di fatto azzerato gli accordi Usa-Ue conferendo ai singoli Stati europei il potere sovrano sui dati personali degli utenti, compresa la possibilità di obbligare le aziende che operano al di fuori dei confini continentali a “trasferire” in Europa i data center attraverso cui vengono gestiti i dati dei cittadini Ue.
La decisione della Corte europea di Giustizia ha confermato, come peraltro atteso, il parere dell’avvocato generale della Corte che a fine settembre aveva già “rigettato” il Safe Harbor. Una decisione senza precedenti che rischia di avere un effetto dirompente in particolare su Facebook, Twitter e Google, oltre che sulla maggior parte degli over the top: le tre big company, così come tutte quelle che trattano dati dei cittadini europei, non solo dovranno adeguarsi alle singole normative nazionali sulla privacy ma potrebbero essere obbligate a trasferire in Europa i data center utilizzati per la conservazione dei dati dei cittadini del Continente.
Dopo la sentenza anche la Commissione Ue ha preso posizione ovvero: proteggere i dati personali permettendo la continuazione dei loro flussi verso gli Usa con un coordinamento delle autorità garanti nazionali, in attesa di continuare i negoziati con gli Usa già avviati sulla revisione dell’accordo con l’approccio finora seguito.
La Commissione europea ha promesso che “nelle prossime settimane” presenterà un piano per dare attuazione alla sentenza “Alla luce della sentenza continueremo a lavorare per un quadro normativo più chiaro e con salvaguardie idonee. I cittadini hanno bisogno di una salvaguardia forte e le imprese di una legislazione chiara”, ha spiegato il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans.
La sentenza della Corte “un importante passo” che si pone “come conferma dell’approccio della Commissione Ue per la rinegoziazione di Safe Harbor con cui il lavoro e’ gia’ stato avviato “per rendere i trasferimenti di dati piu’ sicuri per i cittadini europei”, ha spiegato Timmermas. Nel frattempo “i flussi transatlantici dei dati tra imprese possono continuare usando altri meccanismi per i trasferimenti internazionali” gia’ “disponibili sotto la legislazione Ue” per la protezione della privacy.